domenica 25 novembre 2012

Pensieri leggendo il Marquis de Sade

Quando ho aperto questo blog, ho deciso di lasciare un piccolo spazio tutto per me. Una dimensione in cui mostrarmi davvero a nudo, libera dalle costruzioni che quotidianamente mi impongo per evitare che il mondo delle idee prenda il sopravvento. Sì, perché anche se all'apparenza posso sembrare una persona estremamente precisa e meticolosa, questa è solo un'impalcatura che ho costruito negli anni per fuggire dalla mia indole sognatrice. 
 
Ci sono stati periodi della mia vita in cui le immagini prendevano il sopravvento sulla realtà rendendomi sconsolata, perché consapevole della loro stessa fugacità. Bene, col tempo ho imparato a controllare la mia immaginazione, dirottandola sulle pagine bianche di taccuini e quaderni. Quando penso, scrivo. Per questo, la mia soffitta è piena zeppa di ricordi e pensieri impressi nero su bianco. Una sorta di tentativo per cercare di fermare nella memoria quelle immagini che, altrimenti, volerebbero via con l'arrivo di nuove.

Qualche sera fa, ho deciso di riprendere in mano un vecchio quaderno: un bellissimo esemplare dalla copertina rigida, un tempo color salmone, che oggi emana il gradevole profumo tipico dei libri vecchi. Sfogliandolo, ho avuto il piacere di rileggere le impressioni che annotavo durante le letture di testi per me significativi. Una raccolta di pensieri ed idee nate per caso, stimolate da grandi autori.

Quindi, ho deciso di condividere con voi gli appunti che ho scritto nell'ottobre 2005 leggendo Aline et Valcour del Marchese de Sade. Un'opera di non facile comprensione, ma chiaramente rappresentativa del suo artefice. Per quanti di voi non conoscessero de Sade, vi basti sapere che egli è stato considerato uno dei massimi esponenti della corrente libertina francese del '700 e che, per questo, è spesso stato vittima di censure e persecuzioni.

Leggendo le sue opere, tuttavia, stupisce incontrare dei testi che sono dei veri e propri trattati storici, antropologici e sociologici insieme. Insomma, se mai vi capitasse di trovarvi fra le mani il suo Justine, o le disgrazie della virtù avreste la possibilità di leggere un'analisi filosofica davvero interessante, capace di offrire, in modo chiaro e piacevole, un punto di vista controverso e contro corrente.

Ecco, allora, che vi faccio aprire il mio quaderno color salmone e vi regalo questi appunti. Mi scuso fin d'ora per la loro scarsa qualità letteraria: ho deciso di non modificarli, né revisionarli, così da offrirvi un quadro attendibile delle mie sensazioni dell'epoca.

  • de Sade scrive: “E' dannoso amare gli uomini, ed è un torto illuminarli.”.
Questo il mio pensiero: l'amore porta dolore, perché blocca l'individuo in uno stato di momentaneo torpore, esterno alla realtà, alla natura. Illuminare gli uomini, mostrare loro la vera essenza delle cose è errato: solo con la conoscenza si può trovare il modo di distruggerle.

  • de Sade scrive: “La paura è la molla più potente della monarchia.”.
Questo il mio pensiero: Una forma di governo che voglia mantenere l'ordine costituito, quale che sia la sua natura, deve poter controllare l'individuo. La paura ed il meccanismo sanzionatorio sono gli strumenti che consentono ad un buon governante di dirigere i suoi sudditi. E gli esseri pensanti?

  • de Sade scrive: “L'abitudine di giudicare gli altri rende necessariamente duri e crudeli.”.
Questo il mio pensiero: in questa frase viene espresso un lampante paradosso: come può un'azione impostaci dal “paese delle chimere” renderci una sua stessa costruzione? Se giudicare sta alla base del nostro mondo, ne è principio fondante, non può trasformarci in una sua costruzione, la cattiveria.

Nella natura, dove le cose si rivelano pienamente, senza restrizioni, l'azione meccanicistica del giudicare non trova spazio, in quanto ogni individuo si troverà libero nell'agire e nel pensare, avendo come unico termine di paragone il libero arbitrio personale.

  • de Sade scrive: “Matrimonio … e cosa è dunque questo vincolo quando l'amore non lo crea?”.
Questo il mio pensiero: come il giudizio, il matrimonio è una costruzione del mondo umano che sancisce l'unione di due individui. Quale forza, pertanto, lo genera? L'amore forse, o la mera convenienza?

Per risolvere questo quesito è necessario andare alla fonte e cercare di comprendere cosa sia l'amore. L'uomo nasce solo al mondo; questa una costante sia in natura che nella realtà. In natura, però, l'uomo solo, privo di imposizioni, può affrontare la propria esistenza come preferisce, scegliendo coscientemente di unirsi ad un altro.

Nel mondo reale, diversamente, gli individui sono schiacciati dal peso delle convenzioni che devono osservare per poter sopravvivere. Tutto ciò risulta complicato ed alienante, pertanto gli uomini si trovano costretti ad unirsi con altri per tentare di affrontare il possente muro dell'ordine costituito.
Ma cos'è dunque l'ordine costituito, chi la creato?

Fin dall'antichità storica, un uomo di natura, libero, era in grado di trascorrere un'esistenza lineare ed ordinata, essendo egli stesso a dettarne i movimenti. Ma, anche in natura, vigeva la crudele regola del branco secondo cui due sono meglio di uno, tre sono meglio di due, e così via. La convenienza ha portato gli individui ad unirsi ed a creare “il paese delle chimere”, dove necessariamente dovevano esistere le regole.

La libertà umana è stata, così, limitata affinché il gruppo potesse esistere. L'unione, dunque, sta alla base del potere costituito ed il matrimonio ne rappresenta l'indispensabile prosecuzione.
Ne deriva, pertanto, che nel mondo degli uomini, come nella natura, gli individui hanno necessità di unirsi, perché le regole pongono limiti invalicabili al singolo.

Il matrimonio, dunque, sarebbe la massima rappresentazione della convenienza, del tangibile bisogno reciproco.

Senza dimenticare che l'amore, il massimo gesto d'altruismo, è appannaggio unicamente dell'uomo libero, che in natura vive senza limiti, ponendo quindi le sue azioni sul piano delle sensazioni.

LETTURE CONSIGLIATE
Per approfondire la conoscenza del Marquis de Sade, vi consiglio la lettura di questa pagina a lui dedicata dalla rivista culturale La Frusta. Vedrete che, leggendola, le mie parole vi appariranno più chiare e comprensibili!

E VOI, COSA NE PENSATE?
Oggi vi lascio ampia libertà: potete commentare le mie parole, oppure esprimere il vostro pensiero riguardo i quattro punti trattati. L'importante è esporsi, sempre!

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