Il web
spopola di annunci in cui freelance, alla disperata ricerca di
commissioni, si offrono come merce di seconda mano. Questo settore,
infatti, proprio per la sua vastità, risulta essere piuttosto saturo
ed animato da logiche alquanto spietate.

Insomma,
quella dei freelance è una professione complicata, che mette
alla prova pazienza e spirito d'adattamento. Il mercato, infatti,
evolve quotidianamente e sempre più persone (vuoi per la crisi
oltremodo annunciata che stiamo vivendo, vuoi per una scelta
personale del tutto fondata) decidono di lavorare da soli.
Sì,
perché essere freelance è un po' uno stato d'animo. Un modus
vivendi che non si adatta a chiunque. Cerchiamo, quindi, di delineare
una sorta di profilo del moderno freelance.
CHI
E' IL FREELANCE?
Rispondere
a questa domanda non è semplice, ma ci provo ugualmente. In buona
sostanza, sono convinta che il freelance sia colui il quale sceglie
coscientemente di liberarsi dalle manette (a volte comode e
rassicuranti) del lavoro subordinato. Un libero professionista
sempre alla ricerca di clienti da soddisfare e di commissioni da
accalappiarsi.
Il
web, in questo senso, è una sorta di fucina per lavoratori autonomi.
Chiunque, infatti, può improvvisarsi professionista sul web. Ed è
proprio questo che accade sempre più spesso, causando non pochi
problemi ai professionisti veri (ma di questo parleremo in un'altra
occasione).
Insomma,
web designer, grafici, video-maker, fotografi, web writer e copy
trovano sempre più concorrenti in rete. Ma siamo sicuri che
tutti quanti possano davvero definirsi freelance?
Di
seguito, vi propongo un elenco di quelli che ritengo dovrebbero
essere i requisiti di ogni buon freelance professionista:
- competenza nel settore di riferimento, acquisita sia mediante gli studi (accademici o no, poco importa) che attraverso l'esperienza;
- svolgimento della professione in via prettamente esclusiva (insomma, se io lavoro in banca tutto il giorno e nel tempo libero mi diletto a creare siti, secondo voi, posso davvero considerarmi un freelance?!);
- organizzazione nello svolgimento del lavoro (che significa meticolosità nel raggiungere il fine ultimo di ogni lavoratore autonomo: ottenere nuove commissioni);
- impegno quotidiano (prendiamo la sottoscritta come esempio: quando asserisco di essere una copy, giornalista e scrittrice freelance, intendo dire non solo che questa è la mia professione esclusiva, ma che trascorro la maggior parte della mia giornata a scrivere – e l'altra parte a leggere e formarmi!);
- credibilità ed autorevolezza (queste doti le si acquisisce col tempo, in buona sostanza realizzando lavori di qualità e non scendendo mai a compromessi);
- presentare preventivi ragionati sulla base delle esigenze del cliente, senza considerare l'ipotesi di contravvenire a qualsiasi normativa fiscale (il vero freelance lo sa bene: per quanto l'idea di non dichiarare tutto possa essere allettante, se si è professionisti fare la fattura conviene, perché da essa dipendono il nostro reddito e la nostra situazione previdenziale!);
- creatività, voglia di mettersi in gioco e di reinventarsi (sì, perché il freelance ha bisogno, per essere competitivo, di farsi sempre trovare up-to-date!).
SEI
PRONTO PER DIVENTARE FREELANCE?
Insomma,
per potersi definire un freelance non è sufficiente proporsi per un
lavoretto, magari sottopagati, giusto per arrotondare. A tutti quelli
che stanno pensando di provare a fare i web designers o i copy sul
serio, il mio più sincero consiglio è quello di sedersi e
riflettere. Provate a rispondere a queste domande
e vedrete che le idee si faranno più chiare.
- Siete davvero competenti nel settore per il quale intendete proporvi?
- Quanto tempo potrete dedicare a questa attività?
- Vi siete informati sugli aspetti fiscali e legali?
- Avete elaborato un progetto di medio-lungo periodo?
- Cosa volete ottenere da questa esperienza?
- Come pensate di assicurarvi incarichi e nuovi clienti?
Insomma,
una volta risposto sono certa che capirete al volo se la professione
del freelance sia davvero adatta a voi. Dovete sapere che, nonostante
il fascino della libertà che questo lavoro lascia intendere, dietro
ci sono ore infinite di progettazione
e studio, lacrime amare per lavori persi o non apprezzati, lividi e
segni causati dalla lotta quotidiana contro la perdita di autostima,
che cerca sempre di dissuaderci.
Non
fraintendetemi, amo questo lavoro e, in un certo senso, rappresenta
davvero la mia rivincita su tutti quelli che non hanno avuto fiducia
in me. Effettivamente, poter vivere di scrittura non è semplice e si
deve fare i conti con una realtà spietata e frenetica. La scelta,
quindi, di trasformarsi
in freelance deve essere assolutamente personale e ben ponderata.
Dico trasformarsi perché sono convinta che quella del lavoratore
autonomo sia una condizione che necessiti di una rivoluzione della
propria forma mentis.
Un
processo di evoluzione
umana da vivere solo se fermamente convinti. Un viaggio avvincente
alla scoperta di se stessi. Sì, perché in fondo essere freelance
significa imparare a mostrarsi agli altri (in questo caso i possibili
clienti) per quello che si è realmente, senza ritocchi ed
abbellimenti.
Perché
per poter essere dei buoni freelance, come nella vita, è necessario
puntare tutto sulla sincerità.
LETTURE
CONSIGLIATE
Interessante
per approfondire l'argomento è la lettura di questo post, scritto da
Claudia Zedda sul suo autorevole blog Essere Freelance. In esso sono riportati
i risultati del sondaggio lanciato dall'autrice per tentare di capire
se quella del freelance sia una condizione naturale o acquisita.
Davvero imperdibile!
E
VOI, COSA NE PENSATE?
Siete
anche voi dei freelance? Che aspettate? Sono curiosa di sapere come
avete iniziato, cosa ha scatenato la fatidica decisione e quali
consigli vi sentireste di dare a chi ci sta pensando.
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