Un
altro sabato è arrivato e noi ci accingiamo a studiare un po'. Sì,
perché come abbiamo ripetuto più volte, l'aggiornamento
professionale è una delle chiavi del successo di un bravo freelance.
E allora, di cosa ci occupiamo oggi? Come sempre, analizzeremo una
campagna di comunicazione di successo.
Anzi,
in questo caso faremo qualcosa di ancora più importante: cercheremo
di capire come nasce una strategia di comunicazione vincente.
E allora, rimbocchiamoci le maniche ed iniziamo!
Il
titolo di questo articolo racchiude uno dei temi centrali che ci
interessano: la comunicazione non convenzionale. Oggi, stupire
ed uscire dagli schemi sembra essere non solo una tendenza
apprezzata, ma quasi una necessità. Perfino in ambito pubblicitario,
dove l'innovazione è una delle poche cose che contano davvero.
Infatti, nell'advertising possiamo dire di aver visto di tutto. Ormai
non c'è più nulla da inventare. Ma è proprio così?
In
realtà, parlare della morte cerebrale di un settore che fa della
creatività la sua essenza vitale sembra un paradosso
insostenibile. In un certo senso, però, questo assunto trova
conferma nella miriade di campagne pubblicitarie a cui siamo
sottoposti. Un ammasso di idee trite e ritrite che non fanno altro
che creare banali stereotipi.
Uso
quest'ultima parola non a caso, perché è proprio da un settore
dell'advertising ricco di cliché, che traiamo spunto per il
Case Study di oggi. Pensate al comparto beauty e a come
pubblicizza i suoi prodotti sul mercato. I marchi di prodotti per
l'igiene e la bellezza personale fanno sfoggio di campagne di
comunicazione tutte basate su una promessa comune: farci sentire e
diventare più belle.
D'accordo,
noi donne lo sappiamo bene quanto l'attenzione all'immagine ed al
giudizio altrui pesi sul nostro ego. Quello che, però, subiamo
(spesso senza nemmeno accorgercene!) è un'opera di abbattimento
della nostra autostima, messa in atto proprio da quei marchi famosi
che dovrebbero aiutarci a diventare più belle.
Sì,
perché se pensate ad una qualsiasi pubblicità per una crema
anti-rughe (poniamo il caso), vi verrà mostrata una frizzante
sessantenne con un viso così tirato da fare invidia a molte ragazze!
Anche quando ce le mostrano “struccate”, queste donne appaiono –
come per miracolo! – molto più giovani rispetto alla loro età.
Insomma, questo già ci fa sentire un tantino in difetto.
Che
dire, poi, delle campagne pubblicitarie dei prodotti anti-cellulite?
Sveglia: nessuna donna ha cosce e glutei così lisci e tesi, a meno
che non abbia 10 anni! Un ulteriore esempio di come una donna – la
vera destinataria di queste azioni di advertising – percepisca
questi messaggi: ok, ti aiutiamo a combattere le rughe e la cellulite
perché, cara mia, ne hai proprio bisogno!
Insomma,
le case di prodotti di bellezza scelgono sempre più spesso di
impostare le proprie campagne pubblicitarie su donne/icone che non
pare proprio abbiano alcuna necessità di migliorare quello che già
appare perfetto. Il risultato è che quei brand che dovrebbero
aiutarci a risolvere quei difettucci estetici che non ci fanno
sentire bene col nostro corpo, finiscono per minare, e spesso
distruggere, la nostra autostima.
Che
quello del prototipo femminile proposto dai media fosse un problema
non è una novità. Basti pensare alla lunga querelle tra quelli di
Striscia la Notizia e LaRepubblica circa il ruolo delle Veline.
Oppure alle modelle bellissime ed inarrivabili scelte per
rappresentare la donna ideale. Insomma, che la formula 90-60-90
piaccia tanto ai media lo sapevamo, ma che questa rispecchi le donne
reali è tutta un'altra storia!
In
realtà, tutte le donne normali hanno qualche difetto, che le rende
uniche ed affascinanti. Chi il rotolino in più, chi il naso
aquilino, chi ancora i fianchi forse un po' troppo pronunciati. Per
poter davvero aiutare le donne a sentirsi bene col proprio corpo, le
case di prodotti di bellezza dovrebbero essere le prime ad
incentivare un'idea di bellezza più vicina alla normalità. Ma così
non è.
E
allora, sembra quasi obbligatorio che gli spot di creme, profumi, oli
e saponi vari vengano girati con protagoniste perfette, quasi finte.
Ed è proprio in un settore così targettizzato ed indirizzato verso
una meta ben precisa, che andare contro corrente e proporre nuovi
modelli di comunicazione si trasforma in una scelta vincente.
Lo sa
bene una nota casa di prodotti per la bellezza e l'igiene personale
femminile che nel lontano 2004 lanciò, per la prima volta, la sua
sfida al sistema. Da quel momento, protagoniste delle sue
campagne sarebbero state donne normali, con tanto di rughe, ciccia e
difetti vari. Una scelta che ha sconvolto molti addetti ai lavori, ma
che si è subito rivelata vincente.
Pensare
di utilizzare la stessa saponetta di una che, proprio come te, si
sveglia con le borse sotto gli occhi è molto rincuorante. Vedere
come donne normali si mostrano nude e a proprio agio sui teleschermi
ha un'azione quasi terapeutica sul pubblico femminile. Molte donne,
vedendo questi spot, avranno sicuramente pensato: “Se mio marito le
apprezza, significa che dopo tutto non sono così male nemmeno io!”.
Sì,
perché con la campagna “Bellezza Autentica” il famoso
marchio ha voluto rivoluzionare gli schemi standard dell'advertising
stupendo il pubblico, ma in positivo! Finalmente, qualcuno ha deciso
di rompere gli schemi e di intraprendere una strada diversa rispetto
all'intero comparto beauty. Una scelta audace, ma potente, che ha
saputo coinvolgere col suo stile immediato e veritiero.
Ed è
proprio qui il punto del nostro Case Study di oggi: come fare a
scegliere la strategia pubblicitaria più indicata?
Sicuramente, non esiste una risposta univoca a questa domanda. Quel
che è certo è che il bivio tra visione tradizionale
dell'advertising ed innovativa è davvero complicato. Spesso,
infatti, il pubblico si sente rassicurato da un messaggio conosciuto.
Altre volte, invece, stupire può rivelarsi davvero proficuo.
E
allora, come fare a scegliere? Personalmente, credo che la campagna
analizzata abbia sortito degli effetti così positivi semplicemente
perché si è fatta portavoce di un sentimento comune. Le donne
normali erano stanche di sentirsi emarginate proprio da quelle
aziende che inventano per loro prodotti di bellezza. In questo caso,
ascoltare le necessità e le richieste femminili è stata la chiave
del successo.
Quindi,
la mia risposta è la seguente: per poter scegliere la strategia di
comunicazione pubblicitaria migliore è necessario prima di tutto
ascoltare il proprio target di riferimento. Sì, avete
capito bene: non basta studiarlo e conoscerlo, ma interrogarlo
direttamente. Capire quali sono le sue necessità e come vorrebbe
recepire il nostro prodotto.
In
questo senso, il social media marketing diventa fondamentale
per entrare in contatto diretto con il proprio target e proporre
sondaggi ed attività che ci permettano ottenere le risposte che
cerchiamo. In questo modo procederei prima di elaborare una campagna
di comunicazione: dialogando col mio target di riferimento e
traducendo i suoi bisogni in aspettative. Ancora meglio, dovrò
essere in grado di trasformare tutto ciò in un messaggio dai toni
sociali, universalmente riconosciuti (un po' come nel nostro Case
Study, in cui si ridefiniscono i canoni di bellezza delle donne
vere!).
LETTURE
CONSIGLIATE
Se
volete approfondire l'analisi della campagna protagonista del Case
Study di oggi, vi rimando direttamente a questa pagina ufficiale.
Così, potrete vedere come si è evoluta nel tempo e, magari,
prendere spunto per i vostri lavori futuri!
E
VOI, COSA NE PENSATE?
Questo
Case Study ci è servito come spunto per riflettere su come scegliere
la strategia pubblicitaria più efficace per una campagna di
comunicazione. Avete qualche suggerimento in merito? Siete d'accordo
con le mie considerazioni finali?
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