venerdì 7 dicembre 2012

Verbi transitivi ed intransitivi – L'annosa questione della forma passiva


Nel primo post della rubrica Pillole di Grammatica abbiamo analizzato l'uso del verbo ausiliare nella lingua italiana e le modalità che ci aiutano a scegliere quello giusto da scegliere. Oggi, approfondiremo la nostra analisi parlando dei verbi transitivi ed intransitivi e della costruzione passiva.


Iniziamo subito riprendendo la definizione che avevamo dato in questo post. Possiamo chiamare transitivi quei verbi in grado di reggere un complemento oggetto (che per chi se lo fosse dimenticato risponde alla domanda Chi? Che cosa?). Questo tipo di verbi viene detto transitivo proprio perché l'azione compiuta dal soggetto può passare direttamente su un altro elemento della frase (nel nostro caso il complemento oggetto). Un esempio di frase transitiva potrebbe essere: “Gli insegnanti hanno fatto l'appello”. Come è evidente, in questo caso l'azione ricade direttamente sul complemento oggetto.

Il verbo intransitivo, invece, è quel verbo che non può in alcun caso essere seguito da un complemento oggetto (e che, quindi, non risponde mai alla domanda Chi? Che cosa?). In questo caso, l'azione espressa non può transitare su un altro elemento della frase. Un esempio di locuzione indiretta è: “Il clown andò dritto verso il centro della scena”.

Parlare di verbi transitivi ed intransitivi ci aiuta a fare il punto anche su un'altra questione piuttosto delicata della grammatica italiana: la forma passiva del verbo.

Per poter procedere alla sua analisi dobbiamo presentare, prima di tutto, la sua antagonista: la forma attiva del verbo. Quest'ultima si presenta quando è il soggetto della frase a compiere l'azione. Ne possono essere un esempio espressioni del tipo: “Il nonno ha stappato la bottiglia”, “I ragazzi si sono scambiati un bacio”, e così via.

La forma passiva, invece, è quella costruzione in cui il soggetto subisce l'azione. Nella frase “Il cane viene lavato dal toelettatore”, per esempio, l'azione ricade sul soggetto. Questo tipo di espressione è piuttosto utile quando si vuole porre l'accento, non tanto sull'azione che viene svolta, ma sull'elemento su cui questa produce degli effetti.

Va da sé, quindi, che tutte le forme passive possano essere trasformate in attive. Per farlo, è sufficiente invertire l'ordine di soggetto e complemento oggetto. È così che la frase passiva “Il cantante è applaudito dal pubblico”, diventa “Il pubblico applaude il cantante”. Nelle due espressioni il risultato è sempre il medesimo, anche se l'intento è quello di sottolineare due aspetti diversi.

Non tutte le forme attive, però, posso diventare passive. Questo, infatti, è vero solo per quelle frasi in forma attiva costruite con un verbo transitivo. In sostanza, solo i verbi capaci di reggere un complemento oggetto possono diventare passive. Se, infatti, volessimo ricavare la forma attiva della frase “Gianluca è andato a trovare la cugina”, avremmo delle serie difficoltà!

COME UTILIZZARE LA FORMA ATTIVA E PASSIVA IN LETTERATURA

Quando si scrive, la scelta dei verbi è un passaggio fondamentale per riuscire a trasmettere l'idea che abbiamo in mente. E non si tratta solo di una mera questione di modi e tempi. Il bravo scrittore, infatti, sa bene che la forma del verbo (attiva e/o passiva) può essere un'alleata fondamentale. Soprattutto per ottenere una comunicazione chiara e diretta. 

Se stessimo scrivendo un racconto poliziesco, per esempio, preferiremmo porre l'accento sulle azioni compiute dal protagonista, un famoso commissario dei Carabinieri. E, allora, diremmo “Il commissario, dopo lunghe e faticose indagini, riuscì a scoprire il nome dei colpevoli”. Se, invece, stessimo scrivendo un romanzo con protagonista un assassino, vorremmo certamente concentrarci su di lui. Quindi, preferiremmo impiegare espressioni del tipo: “Il colpevole venne scoperto dal commissario, dopo lunghe e faticose indagini”.

Gli esempi citati, seppur banali, ci rendono chiaramente l'idea di quanto possa essere importante la scelta della forma del verbo più appropriata. Quindi, per evitare che il processo di impoverimento della lingua italiana abbia seguito, sarebbe auspicabile esercitarsi ad impiegare correttamente entrambe le forme, cercando di applicarle conformemente al contesto in cui si trovano.


LETTURE CONSIGLIATE

A chiunque avesse voglia di ripassare il verbo nella lingua italiana consiglio di visitare questa pagina. Perché l'aggiornamento e l'esercizio ci aiutano a migliorare il nostro modo di esprimerci! 


E VOI, COSA NE PENSATE?

Credete anche voi che la forma attiva e passiva del verbo possano aiutare lo scrittore ad esprimere più chiaramente il suo messaggio?


2 commenti:

  1. La forma passiva, in certi testi, so che è da evitare, specialmente in narrativa. Ma, come hai scritto tu, dipende anche dal punto di vista. Diciamo che è bene rileggere la frase per scegliere poi la forma che ha più effetto.

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  2. Sono d'accordo. Credo che per poter utilizzare la lingua italiana al meglio, sia necessario procedere per tentativi! E, poi, il mio must: rileggere, rileggere, rileggere :)

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