Nel
primo post della rubrica Pillole di Grammatica abbiamo analizzato
l'uso del verbo ausiliare nella lingua italiana e le modalità che ci
aiutano a scegliere quello giusto da scegliere. Oggi, approfondiremo
la nostra analisi parlando dei verbi transitivi ed intransitivi e
della costruzione passiva.
Iniziamo
subito riprendendo la definizione che avevamo dato in questo post.
Possiamo chiamare transitivi quei verbi in grado di reggere un
complemento oggetto (che per chi se lo fosse dimenticato risponde
alla domanda Chi? Che cosa?). Questo tipo di verbi viene detto
transitivo proprio perché l'azione compiuta dal soggetto può
passare direttamente su un altro elemento della frase (nel nostro
caso il complemento oggetto). Un esempio di frase transitiva potrebbe
essere: “Gli insegnanti hanno fatto l'appello”. Come è evidente,
in questo caso l'azione ricade direttamente sul complemento oggetto.
Il
verbo intransitivo, invece, è quel verbo che non può in
alcun caso essere seguito da un complemento oggetto (e che, quindi,
non risponde mai alla domanda Chi? Che cosa?). In questo caso,
l'azione espressa non può transitare su un altro elemento della
frase. Un esempio di locuzione indiretta è: “Il clown andò dritto
verso il centro della scena”.
Parlare
di verbi transitivi ed intransitivi ci aiuta a fare il punto anche su
un'altra questione piuttosto delicata della grammatica italiana: la
forma passiva del verbo.
Per
poter procedere alla sua analisi dobbiamo presentare, prima di tutto,
la sua antagonista: la forma attiva del
verbo. Quest'ultima si presenta quando è il soggetto della
frase a compiere l'azione. Ne possono essere un esempio espressioni
del tipo: “Il nonno ha stappato la bottiglia”, “I ragazzi si
sono scambiati un bacio”, e così via.
La
forma passiva,
invece, è quella costruzione in cui il soggetto subisce l'azione.
Nella frase “Il cane viene lavato dal toelettatore”, per esempio,
l'azione ricade sul soggetto. Questo tipo di espressione è piuttosto
utile quando si vuole porre l'accento, non tanto sull'azione che
viene svolta, ma sull'elemento su cui questa produce degli effetti.
Va da
sé, quindi, che tutte le forme passive possano essere trasformate
in attive. Per farlo, è sufficiente invertire l'ordine di soggetto e
complemento oggetto. È così che la frase passiva “Il cantante è
applaudito dal pubblico”, diventa “Il pubblico applaude il
cantante”. Nelle due espressioni il risultato è sempre il
medesimo, anche se l'intento è quello di sottolineare due aspetti
diversi.
Non
tutte le forme attive, però, posso diventare passive. Questo,
infatti, è vero solo per quelle frasi in forma attiva costruite con
un verbo transitivo. In sostanza, solo i verbi capaci
di reggere un complemento oggetto possono diventare passive. Se,
infatti, volessimo ricavare la forma attiva della frase “Gianluca è
andato a trovare la cugina”, avremmo delle serie difficoltà!
COME
UTILIZZARE LA FORMA ATTIVA E PASSIVA IN LETTERATURA
Quando
si scrive, la scelta dei verbi è un passaggio fondamentale per
riuscire a trasmettere l'idea che abbiamo in mente. E non si tratta
solo di una mera questione di modi e tempi. Il bravo scrittore,
infatti, sa bene che la forma del verbo (attiva e/o passiva) può
essere un'alleata fondamentale. Soprattutto per ottenere una
comunicazione chiara e diretta.
Se stessimo scrivendo un racconto
poliziesco, per esempio, preferiremmo porre l'accento sulle azioni
compiute dal protagonista, un famoso commissario dei Carabinieri. E,
allora, diremmo “Il commissario, dopo lunghe e faticose indagini,
riuscì a scoprire il nome dei colpevoli”. Se, invece, stessimo
scrivendo un romanzo con protagonista un assassino, vorremmo
certamente concentrarci su di lui. Quindi, preferiremmo impiegare
espressioni del tipo: “Il colpevole venne scoperto dal commissario,
dopo lunghe e faticose indagini”.
Gli
esempi citati, seppur banali, ci rendono chiaramente l'idea di quanto
possa essere importante la scelta della forma del verbo più
appropriata. Quindi, per evitare che il processo di impoverimento
della lingua italiana abbia seguito, sarebbe auspicabile esercitarsi
ad impiegare correttamente entrambe le forme, cercando di applicarle
conformemente al contesto in cui si trovano.
LETTURE
CONSIGLIATE
A
chiunque avesse voglia di ripassare il verbo nella lingua italiana
consiglio di visitare questa pagina. Perché l'aggiornamento e
l'esercizio ci aiutano a migliorare il nostro modo di esprimerci!
E
VOI, COSA NE PENSATE?
Credete
anche voi che la forma attiva e passiva del verbo possano aiutare lo
scrittore ad esprimere più chiaramente il suo messaggio?
La forma passiva, in certi testi, so che è da evitare, specialmente in narrativa. Ma, come hai scritto tu, dipende anche dal punto di vista. Diciamo che è bene rileggere la frase per scegliere poi la forma che ha più effetto.
RispondiEliminaSono d'accordo. Credo che per poter utilizzare la lingua italiana al meglio, sia necessario procedere per tentativi! E, poi, il mio must: rileggere, rileggere, rileggere :)
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