Questo
racconto è una testimonianza diretta di quanto avvenuto oltre
vent'anni fa al civico 30 di via Carso. Avvenimenti che, ancora oggi,
restano avvolti nel mistero. Di essi parlano solo alcune logore
pagine di diario che abbiamo deciso di riportare qui senza tagli, né
censure. Perché si possa ancora riflettere su quei brutali episodi
che infangarono il nome di una cittadina tanto per bene.
Ecco le pagine del diario di Marta, una giovane adolescente, rinvenute nello scantinato dell'abitazione. Una testimonianza cruda ed incomprensibile di quanto venne consumato in quei tragici momenti.
17
settembre 1989
E' da
meno di un mese che ci siamo trasferiti, la mia famiglia ed io, nella
splendida villetta di via Carso. Una costruzione davvero intrigante e
d'effetto, in una strada cittadina che pare quasi mostrare un sapore
antico. Quello che mi ha subito colpita arrivando qui è stato il
silenzio. Strano, ho pensato, che in mezzo alla città mio padre sia
riuscito a scovare un angolo così tranquillo e leggero.
Strano
soprattutto per un uomo come lui, sempre in viaggio, mai presente,
anche quando potrebbe. Un padre così scontato da apparire atipico,
in un certo senso. Un giorno è rientrato da un viaggio di lavoro e
ci ha annunciato con piglio deciso che ci saremmo trasferiti. Non in
un'altra città, avremmo semplicemente cambiato quartiere. Ed ecco
mia madre, una triste ed alcolizzata casalinga frustrata che fa una delle sue più memorabili
scenate.
Sì,
perché trasferendoci lei avrebbe dovuto arredare nuovamente
l'abitazione, cercare i giusti fornitori, i facchini ed organizzare
tutte le attività sociali del caso. Povera donna! Se solo si
rendesse conto della sua bieca condizione.
Ed in
tutto questo mio fratello ed io, ce ne siamo stati zitti, ad
osservare. Come sempre accade, il nostro parere non è che rivesta un
ruolo così importante. Ma la cosa a noi non pesa affatto.
L'importante è che i nostri vecchi ci lascino in pace.
Ed è
stato proprio così, all'improvviso, che ci siamo trasferiti qui in
via Carso. Una splendida zona residenziale, abitata – così pare –
dalle famiglie di importanti uomini d'affari. Dico così pare perché,
da quando ci siamo trasferiti, non ho ancora avuto occasione di
incontrare anima viva. Infatti, oltre al silenzio agghiacciante ciò
che più mi stupisce è la bizzarra tendenza a tenere le tapparelle
delle finestre abbassate anche di giorno. Una moda che sembra
contagiare tutte le famiglie residenti in zona.
Via
Carso pare animarsi davvero la sera, prima del tramonto, quando si
popola di ordinate auto in sosta lungo i marciapiedi. Un popolamento
quasi innaturale e mesto, che viene fatto silenziosamente, con moti
lenti e misurati.
Solo
due giorni fa ho incontrato il primo essere vivente da quando abito
qui. Ero uscita presto quella mattina, verso le sette credo, ed ho
notato un giovane militare che andava a gettare la spazzatura. Teneva
lo sguardo basso e pareva essere molto stanco. In quell'istante la
cosa non mi ha stupita, vista l'ora. Quello che, invece, mi ha
atterrita è stato incontrare il suo sguardo che sembrava apatico,
completamente assente, come se il ragazzo non si fosse mai svegliato.
Ed è
da quel giorno che è iniziato tutto. Infatti, da allora mi sembra
che attorno a noi accadano cose strane e bizzarre e che il silenzio
inizi a riempirsi di sibili raccapriccianti.
Questa
notte la solita monotona assenza di suoni è stata rotta da un
fastidioso e leggero rumore, come di qualcosa di metallico che
striscia su una superficie ruvida. Un suono che mi ha fatto gelare il
sangue nelle vene e che mi ha letteralmente impedito di alzarmi dal
letto.
Questo
incomprensibile rumore era intervallato da silenzi lunghi ed
interrogativi ai quali non sapevo proprio dare una risposta. E dalla
finestra mi pareva di vedere delle ombre muoversi beffarde tra le
case.
Così
sono rimasta immobile fino all'arrivo dei primi raggi di sole, che
hanno riportato tutto alla normalità. Una normalità apparente,
immobile, che mi inquieta e che pare avere un effetto anche sugli
altri membri della mia famiglia.
23
settembre 1989
E'
trascorsa quasi una settimana dall'ultima volta che ho scritto su
questo diario. Da allora, sono accadute così tante cose che temo di
non riuscire a condensarle in poche righe. Il tempo a mia
disposizione, però, è poco e devo sbrigarmi se voglio riuscire.
I
rumori e le ombre di quella prima terribile notte si stanno ripetendo
sempre più invadenti e sconcertanti. La cosa terribile è che mi
pare di essere atterrata su un paese alieno. L'altro giorno ho
provato a chiedere a mia madre cosa stesse succedendo. Ma la sua
condizione sta solo peggiorando. Da quando siamo qui in via Carso non
fa altro che bere dalla mattina alla sera e nessuno riesce a
fermarla. Come se non bastasse, la notte ha iniziato a delirare ed a
parlare nel sonno. Versi incomprensibili ed agghiaccianti, che mi
fanno sobbalzare impietrita.
Ho
provato a chiedere anche a mio fratello, ma niente. Sembra finito in
uno stato catatonico, da una settimana a questa parte. Non esce mai
dalla sua stanza ed, anzi, quando provo ad avvicinarmi mi scansa con
freddezza. Ho notato che anche il suo volto è solcato da profonde
occhiaia. Sono certa che anche lui abbia paura di quello che accade
in strada la notte.
Quanto
a mio padre, nemmeno a dirlo, è sempre assente per lavoro. Ormai, lo
vediamo comparire solo qualche volta a colazione per farci
ridondanti domande sul quartiere, sulla casa e i vicini. Se solo
fosse più presente, non avrebbe certo bisogno di chiederci tutte
queste informazioni.
Intanto
il tempo passa ed io mi sento sempre più vittima di una condizione
di totale incertezza. Non capisco perché, ma qualcosa mi attrae
verso la villetta di fronte alla nostra. Mai un rumore, mai un segno
di vita. Eppure, questa mattina ho intravisto muoversi una tenda in
quella casa.
25
settembre 1989
Sono
passate due notti davvero difficili, che hanno messo alla prova la
mia resistenza. Ora i rumori che avverto sembrano più chiari e
distinti. Si tratta di catene, ne son certa. Catene che strisciano
ridondanti sull'asfalto. Ma chi le trascina proprio non l'ho ancora
capito. Come se una miriade di anelli metallici si riversassero in
strada condotti da chissà quale forza.
E poi,
sono iniziati i lamenti. Sì, veri e propri latrati, simili a quelli
dei cani. All'inizio sembravano lontani e mesti, ora invadono l'aria
con una violenza inaudita, stuprandola con i loro suoni acuti e
stridenti.
E,
come se non bastasse, mia madre sta davvero iniziando ad esagerare.
Ieri mattina è uscita in strada, ancora in vestaglia, gridando: “Voi
non mi mettete alcuna paura! Nessuno riuscirà a farci andare via di
qui.”. Ma, ancora una volta, nessun segno di vita. Nessuna reazione
da parte del vicinato. Come se, in realtà, non ci fosse stato
nessuno ad ascoltarla.
29
settembre 1989
Sto
davvero iniziando a convincermi che, attorno a noi, qualcosa di
brutale e meschino si stia manifestando. L'altra mattina, uscendo per
andare al liceo, ho trovato sullo zerbino della porta una grande e
colorata piuma di pavone. Magnifica! – ho pensato – ed ho deciso
di metterla nello zaino.
Poi
arrivo a scuola e durante la lezione di storia dell'arte la prof se
ne esce con un discorso complicato e poco chiaro sulla simbologia
legata a questo animale. Pare che per i conoscitori della magia
bianca, questo sia simbolo di malelingue e che, se posto nei luoghi
di accesso ad una casa, serva per augurare sventure ai suoi abitanti.
La
cosa mi ha davvero terrorizzata, così, sono corsa a casa ed ho
bruciato quel resto variopinto. Mentre lo facevo ho sentito
chiaramente levarsi un flebile tremolio nell'aria, un gemito sommesso
proveniente da chissà dove. Ora sì, sono davvero spaventata.
3
ottobre 1989
Più
il tempo passa e meno riesco a dormire. Ho provato in tutti i modi a
dare una spiegazione razionale agli ultimi fatti accaduti, ma proprio
mi è impossibile. Tre giorni fa mi sono alzata di buon umore.
Infatti, nella notte i lamenti e le ombre mi avevano lasciata libera.
Così, ho deciso di affrontare positivamente la giornata.
Inutile
farsi spaventare da qualcosa che non esiste, giusto? Quindi ho deciso
di andare a fare qualche ricerca in emeroteca, per capire se le mie
paure fossero fondate. Non potete nemmeno immaginare quello che ho
scoperto.
Pare
che via Carso sia stata protagonista, sette anni fa, di un terribile
episodio di cronaca nera. Una notte, la moglie del banchiere della
villetta di fronte venne stuprata, martoriata e fatta a pezzi davanti
agli occhi impietriti del marito da un gruppo composto da tredici
persone avvolte in tuniche color porpora.
Un'esecuzione
efferata e brutale, che venne consumata con una calma maniacale.
Nella via nessuno riuscì ad avvertire il benché minimo rumore,
nonostante la casa si trovi proprio in posizione centrale. L'uomo non
riuscì a sopportare il peso di quanto aveva visto fare alla moglie
e, dopo tre giorni, decise di togliersi la vita impiccandosi al
davanzale del terrazzo della casa. Lo fece durante la notte, mentre
tutti dormivano. Il cadavere venne rinvenuto solo l'indomani, da un
netturbino che passava per il suo giro consueto.
Questa
scoperta mi ha davvero atterrita. Non riesco a fare a meno di pensare
a quella tenda che si sposta. Eppure, da quel lontano 1982, pare che
più nessuno abbia abitato la villetta.
9
ottobre 1989
In
questi giorni sono accadute moltissime cose. Mio padre non si fa più
vedere da circa tre giorni. Non una telefonata, non un messaggio,
nulla. Mia madre è andata fuori di testa e la nonna ha deciso di
farla ricoverare in ospedale per curare il suo esaurimento nervoso.
Se solo sapesse. Come ha potuto abbandonare qui me e mio fratello?
Sto
scrivendo dallo scantinato di casa nostra. Abbiamo deciso di venire a
stare qui sotto due giorni fa. Luca è convinto che sia il luogo più
sicuro di tutta l'abitazione. Eppure, i rumori riescono a giungere
fino a noi. Ora non si tratta più solo di lievi vagiti di terrore,
ma sono veri e propri colpi. Come se qualcuno si divertisse a battere
contro porte e finestre, che tremano sotto questi atroci fendenti. La
prima notte abbiamo rimediato nascondendoci nella legnaia in fondo
all'androne delle scale, ma i colpi erano così forti che pareva
quasi dovessero riuscire a far crollare l'intera costruzione.
Siamo
rimasti nascosti fino all'alba, poi siamo saliti in casa ed abbiamo
assistito ad un vero e proprio spettacolo degli orrori. La porta era
sfondata, le finestre aperte come per facilitare l'ingresso di
qualcuno. Tutto era sottosopra: i mobili, le tende e perfino gli
abiti dei guardaroba.
L'unica
costante era quel terribile e pungente odore di zolfo che permeava
dalle pareti, come se ne fossero intrise. E poi, quei segni sui muri,
disegni, graffiti lasciati da chissà chi in un momento di euforico
delirio.
Abbiamo
raccolto qualche coperta ed un materasso ed abbiamo portato il tutto
nello scantinato. Abbiamo provato a chiamare la nonna, ma dopo averci
ascoltato ci ha minacciati di farci rinchiudere insieme a nostra
mamma. Lei non voleva saperne. E papà era scomparso. Le nostre
chance per andarcene erano finite, bruciate. E intanto, arrivava la
notte …
Una
notte tremenda e delirante. Le grida ed i colpi ci hanno raggiunto
fin nel nostro rifugio. Noi ci siamo tenuti stretti ed abbiamo
cercato di nasconderci facendoci piccolissimi. Ad un certo punto, una
voce: “Ragazzi, dove siete? Venite fuori, va tutto bene. Ci sono
io, qui.”. La voce era quella della mamma. Luca si è subito
precipitato alla porta, si è voltato verso di me e poi è corso
fuori.
Dopo,
il silenzio. Subito seguito da grida di gioia ed esultanza, colpi,
rumori di passi e poi più nulla, il vuoto.
Io me
ne sono rimasta ferma nel mio angolino, tremante. Ho tenuto gli occhi
chiusi per ore, sperando che l'alba arrivasse in fretta …
Credo
di essermi addormentata. Nel torpore del risveglio avverto colpi
famelici avvicinarsi sempre più a me. Devo cercare di nascondermi
meglio. Devo raccogliere le ultime forze rimaste e tentare. Non posso
più aspettare, devo andare.
Il
terribile ritrovamento del diario della giovane Marta segue quello
del suo corpo straziato appeso, come carne da macello, alla parete
del salone della villetta di via Carso. Al suo fianco, sono stati
rinvenuti anche i cadaveri della madre e del fratello. Entrambi i
corpi erano stati privati dell'epidermide e sistemati con cura sui
divani, come se stessero serenamente contemplando il bieco quadro di
una fantomatica esecuzione.
La
terribile rappresentazione si mostrò agli occhi attoniti della
polizia, giunta sul luogo del massacro su segnalazione della scuola
della giovane, dopo ben otto giorni di assenza ingiustificata.
Inutile
dire che le forze dell'ordine non riuscirono mai a scoprire i
colpevoli di tanta brutalità. Per mesi cercarono di contattare il
padre e la nonna, ma di loro non si seppe mai nulla.
Alcuni
dicono che siano stati presi anche loro dalle Furie, altri credono
che siano coinvolti nel terribile delitto. Sta di fatto, che nessuno
in via Carso sentì nulla. Nemmeno quella volta.
LETTURE CONSIGLIATE
La notte è sempre foriera di pensieri e visioni inaspettate. Anche il racconto breve di cui vorrei consigliarvi la lettura si disegna nell'oscurità. Un breve, ma coinvolgente racconto horror di Daniele Imperi. Agghiacciante nella sua sollecitudine.
E VOI, COSA NE PENSATE?
Credete che la scelta di un finale così irrisolto possa danneggiare la storia? E cosa ne pensate della formula del diario per un racconto del genere? Credete che mini l'efficacia della narrazione?
A me è piaciuto. Non credo che un finale vago possa danneggiare la storia, se per chi scrive quello doveva essere il finale giusto. In fondo, anche nella realtà i finali della cronaca nera sono spesso vaghi.
RispondiEliminaGrazie della citazione :)
Figurati Daniele.
EliminaMi fa piacere che tu abbia apprezzato il racconto. In effetti, la questione del finale è sempre piuttosto delicata.
I rumori e le ombre di quella prima TERRIBILE notte si stanno ripetendo sempre più invadenti e sconcertanti. La cosa TERRIBILE è che mi pare di essere atterrata su un paese alieno. [...]Pare che via Carso sia stata protagonista, sette anni fa, di un TERRIBILE episodio di cronaca nera. [...]
RispondiEliminaL'unica costante era quel TERRIBILE e pungente odore di zolfo [...]Il TERRIBILE ritrovamento del diario della giovane Marta [...] altri credono che siano coinvolti nel TERRIBILE delitto[...]
Terribile.
In effetti l'idea che qualcosa di TERRIBILE si verifichi passa, sei d'accordo?! :D
Eliminadirei proprio di si.
EliminaPS: i contatori dei termini ripetuti salvano la vita
Grazie per il consiglio, lo terrò a mente!
EliminaAnche se in questo a caso a scrivere era una ragazzina di sedici anni sul suo diario. E sai, l'idea che potesse essere una profonda conoscitrice della lingua italiana, non l'avevo considerata.
Sto scherzando! :D
Figurati, ogni commento è sempre il benvenuto, davvero.