Mara entrò in quel bar già sicura di
volersi abbandonare tra le braccia ristoratrici dell'alcool. Quella
appena trascorsa era stata una settimana d'inferno. Al lavoro un
imprevisto dietro l'altro, il capo che l'aveva accusata di non essere
stata in grado di fronteggiare le difficoltà e il contratto in
scadenza a breve. Dopo gli ultimi avvenimenti, se lo poteva proprio
scordare il rinnovo.
In più, a complicare le cose ci aveva
pensato Michele, il suo ex, che dopo sei settimane di assenza totale
si era rifatto vivo, pregandola di fissare un incontro. Dio quanto
era stato difficile trattenersi e non cedere alla proposta di quello
che, per lei, rimaneva nonostante tutto l'uomo migliore che avesse
mai incontrato.
Così, Mara puntò dritto verso la
porta del locale vicino all'ufficio e, senza nemmeno essere passata a
casa a cambiarsi, si sedette come un automa al bancone consumato.
Quando arrivò lei, il locale era ancora semi deserto. Solo due
cameriere intente a prepararsi per il turno serale, un vecchio
alcolizzato riverso sopra ad un tavolino e il barista, Pietro. Un
uomo di mezza età a cui non importava nulla del suo aspetto, tanto
che raramente si presentava rasato e pettinato.
Il suo volto era una maschera confusa
e indecifrabile di linee profonde e contorte. Il lascito di una vita
difficile. A Mara non importava nulla di conversare, quindi si limitò
a chiedere il solito. Lui le versò velocemente un bicchierino di whisky, quasi senza che
fosse possibile notare alcun movimento, e
sussurrò: “Questo lo offre la casa!”.
Sì, perché Pietro lo sapeva bene che
quando quella ragazzetta dall'aria stanca e sfiduciata si presentava
lì, la serie di bicchierini non sarebbe finita tanto presto. E così
fu, anche quella sera. Lentamente tutto intorno a Mara iniziò ad animarsi: gente che entrava, beveva, scherzava e
strillava. Il quadro che andava delineandosi era tremendamente
pittoresco e vuoto allo stesso tempo.
La ragazza, però, non si rendeva
nemmeno conto del luogo in cui si trovava. Già dalla terza bevuta la
sua testa si era fatta più leggera ed aveva iniziato a vagare
libera, senza una meta precisa. Così, pensò a Michele e a quanto
sarebbe stato bello e straziante farlo di nuovo suo. Immaginò
chiaramente il momento in cui il capo l'avrebbe licenziata per la sua
incompetenza, quando lei non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime
ipotizzando le difficoltà che le si sarebbero prospettate.
E mentre la ragazza poteva avvertire
solo un leggero brusio scandire il ritmo dei suoi pensieri, la sala
in cui si trovava traboccava di vita e voglia di evasione. Mara lo
sapeva: era giunto il momento che qualcosa cambiasse nella sua vita.
Proprio quando stava alzando lo sguardo per supplicare l'ennesimo
whisky, le vide.
In fondo al bancone, immediatamente alla sua
sinistra, quella visione l'attrasse con una tale potenza che lei
stessa vacillò sullo sgabello sgangherato. In mezzo a quell'ammasso
confuso di corpi e frastuoni, non poté non notarle. Due mani forti e
virili che stringevano tra loro un bicchiere di latte, come se
dovessero infrangerlo da un momento all'altro.
La giovane ragazza, confusa dalle
esalazioni alcoliche che l'avvolgevano in una stretta morsa, non
seppe capire il perché di quello che stava facendo. Senza nemmeno
accorgersene, quasi che il suo corpo fosse mosso da una forza
invisibile ma invadente, Mara iniziò a farsi spazio tra la folla. A
furia di spintoni e gomitate, arrancava verso di loro. Verso quelle
mani che pareva la chiamassero a sé.
Con uno sforzo improbo, simile a quello
richiesto per affrontare una dura salita, la ragazzetta ormai ubriaca
giunse in prossimità del suo desiderio. Nemmeno si era posta il
problema di vedere a chi appartenessero quelle mani. In un certo
senso, era come se avvertisse l'urgenza di toccarle, di assaporarne
la consistenza, di lasciarsi penetrare dal loro odore.
Un istinto, quasi animalesco, che la
portò al cospetto di un uomo dall'aria anonima, eppure così
possente. Mara gli diede un'occhiata veloce, a tratti disinteressata, e
si sedette al suo fianco. Ormai, il whisky ingurgitato le impediva di
essere padrona del suo corpo e nemmeno fece caso al tempo che
passava, alle parole dette e a quelle immaginate.
Il locale si svuotava inesorabilmente,
le luci si spegnevano e la ragazza si ritrovò presto in strada con
quell'uomo, di cui non era nemmeno convinta di conoscere il nome. In
realtà, non sapeva nulla di lui e non ricordava una parola di quello
che si erano detti. Poco importava.
Dopo poco furono soli, in un
vicolo scarsamente illuminato sul quale si affacciavano le uscite
secondarie di negozi e ristoranti. Vista la tarda ora, sembrava quasi
che la città fosse disabitata. Anche se le sue facoltà mentali
l'avevano abbandonata da tempo, Mara si sentiva tranquilla e sicura
in compagnia di quell'uomo dai modi affabili, eppure così virili.
Stava quasi per ringraziarlo della
compagnia con un bacio forse, oppure semplicemente salutandolo,
quando le rivide. Quelle stesse mani che l'avevano condotta a lui. Le
osservò mentre si sollevavano verso di lei. Com'erano brillanti
sotto la flebile luce dei lampioni alogeni!
E le scrutò, come se le fosse
impossibile distogliere lo sguardo da loro, da quegli arti così
possenti e rassicuranti. Mentre si levavano in direzione della sua
testa, una voce arrivata da chissà dove le disse: “Lasciati
andare, tra poco sarai libera”. E lei decise di assecondare quel
monito garbato. Socchiuse le palpebre e lasciò che quelle mani le si
poggiassero delicatamente sul capo.
Mara non si mosse, nemmeno quando
avvertì aumentare la pressione ed il dolore, cupo e profondo, che
inevitabilmente ne derivò. Lasciò che quelle dita nodose si
facessero spazio dentro al suo cranio, perfino quando avvertì colare
il plasma, denso e caldo, sul suo viso.
L'unica cosa che riuscì a fare, mentre
quelle mani le mostravano la pace, fu di inginocchiarsi, abbandonando
completamente il corpo. Poi, arrivò il vuoto. Colmo e rasserenante,
una dolce stretta che la stava conducendo verso chissà quale rotta.
Un agognato viaggio imprevisto. La fuga risolutiva da un mondo che,
in fondo, non l'aveva mai compresa.
Sempre crudi i tuoi racconti :)
RispondiEliminaNon si sa mai dove vai a parare, brava.
Ti ringrazio! :)
Eliminaun finale terribile... mi piace!
RispondiEliminaGrazie Davide!
EliminaSono felice che ti sia piaciuto. ;)