Nel vivo di una campagna elettorale che
sta facendo molto discutere, non ho resistito alla tentazione di
approfondire la questione anche su QuiCopy. Per questo l'appuntamento
di oggi con la rubrica Case Study assume un tono diverso dal
solito, perché andremo a fare un'analisi del difficile rapporto tra campagna elettorale e social media.
Come sappiamo, infatti, il ruolo
strategico di questi strumenti di comunicazione è sempre più
apprezzato dai politici di tutto il mondo, tanto che anche quelli di casa
nostra si stanno cimentando in esperimenti di relazione sociale sul
web.
Dallo slogan elettorale ai 140 caratteri
Qualche giorno fa ho letto un articolo interessante apparso sul Sole24ore in cui il sociologo Mario
Morcellini indagava il ruolo centrale di televisione e social media
in questa campagna elettorale. Lo studioso dice: “Twitter aiuta il
politico a individuare una o più parole chiave, che andrà poi a
sviluppare in tv”.
Un'affermazione che mi ha fatto molto
riflettere. Per lavoro, infatti, mi capita spesso di analizzare le
potenzialità che i social networks possono rivestire per una
campagna di comunicazione aziendale. E l'idea che questi possano fungere come canale attraverso cui
individuare i temi di interesse centrale per gli utenti, mi è parsa
un'intuizione fondamentale.
Se infatti pensiamo a come le campagne
elettorali si sono evolute verso una direzione sempre più digitale
ed interattiva, non possiamo non rilevare il ruolo centrale
esercitato dai social media in questo processo. Nelle ultime
settimane abbiamo assistito ad una sempre maggiore presenza dei
politici, che hanno fatto a gara per aprire profili da cui dare voce
ai propri programmi.
Una tendenza che si è manifestata
prepotentemente su Twitter, il social media più utilizzato dagli
utenti per informarsi, scambiare idee, pensieri e risorse. Per un
politico essere presente su Twitter significa poter trasformare i
punti programmatici in elementi di dibattito e condivisione, dotarsi
di una piattaforma in cui incontrare gli elettori ed ascoltare la
loro voce, o forse no?
Politici e social media, un esempio vincente
Anche se in Italia siamo ancora molto
lontani da un uso consapevole dei social media da parte dei politici,
nei mesi scorsi abbiamo assistito a molti esempi positivi. Primo fra
tutti il ri-eletto Presidente americano Barack Obama, che proprio di
essi ha fatto il punto di forza della sua campagna elettorale.
La strategia impiegata da Obama è
piuttosto semplice: sfruttare le potenzialità dei social media,
puntando sull'immediatezza e la viralità di quello specifico tipo di
comunicazione. È così che il politico si fa più umano, si mostra
ai suoi followers in modo vero e sincero. Diversamente da quanto
vediamo fare in Italia, il Presidente americano sceglie di impiegare
i social media per raccontare di sé e del suo programma politico,
mostrando anche il suo lato più umano e privato.
È così che la forza dei social media
si traduce nella possibilità di generare fiducia negli elettori, che
vedono scomparire quella distanza che spesso li allontana dai
candidati. Un esempio vincente quello di Obama, perché capace di
sfruttare le potenzialità di questi strumenti senza prendersi gioco
dei cittadini. Un modo sincero e trasparente di impiegare i social
media che gli è valsa la rielezione.
Social media e politici in Italia
E in Italia, che cosa sta accadendo?
Anche nel nostro paese queste elezioni sembrano caratterizzate dalla
presenza dei politici sui social media. Una presenza che spesso viene
condotta secondo modalità antiquate e poco in linea con le dinamiche
che regolano queste piattaforme. Il comportamento dei nostri politici sui
social networks è stato illustrato egregiamente da Rudy Bandiera in
questo post. Un articolo che ci fa capire come essere presente
sui social media non sia sufficiente per ottenere il favore degli
elettori.
I nostri politici, infatti, sembrano
ancora legati a vecchi stereotipi ormai inadeguati al presente. Gli elettori di oggi hanno fame di confronto, non si accontentano più di
ascoltare passivamente i politici. Quello che serve davvero, e che
può giustificare la loro presenza sui social media, è la
discussione, la possibilità di porre domande e ottenere risposte.
Politici e social media, una riflessione
A mio avviso, la presenza dei politici
italiani sui social media è ancora troppo ancorata ad una visione
classica della politica. Spesso, infatti, ho la sensazione che i
social networks vengano percepiti come una “piazza virtuale”,
come palcoscenici da cui lanciare messaggi programmatici fini a se
stessi.
Personalmente, sono convinta che
l'utilizzo dei social media da parte dei politici debba essere mirato
ad interagire con i cittadini, ad ascoltare le loro proposte e a
rispondere ai loro dubbi. Il politico che sceglie di utilizzare
questi mezzi di comunicazione dovrebbe considerarne attentamente le
potenzialità, mettendosi in gioco e rendendosi disponibile ad
avviare un confronto produttivo con i cittadini.
Perché in Italia questo obiettivo sia
ancora così lontano è difficile dirlo. Due variabili importanti
credo siano da rinvenire nella pesante perdita di fiducia da parte
degli elettori verso il modo nostrano di fare politica e nella
fastidiosa tendenza dei politici di mostrarsi ai cittadini come unici
detentori di un sapere che consente loro di affrancarsi dalla massa e
di occuparsi della gestione dello Stato.
Io ritengo che dedicarsi alla cosa pubblica significhi tornare a tutti quegli ideali che un tempo spingevano gli uomini a
decidere di impiegare il proprio tempo ed il proprio impegno a favore
dello Stato: un bene comune, che appartiene a tutti i cittadini e che
deve essere gestito senza anteporre nessun interesse personale. Per questo, sono convinta che i social
media possano rivestire un ruolo centrale in campagna elettorale:
quello di mostrarci realmente l'uomo che si nasconde dietro al
politico, quello stesso uomo che dovrebbe svestirsi di un'etichetta altisonante e
rimboccarsi le maniche per questo paese scricchiolante.
Letture consigliate
Ho trovato piuttosto interessante
questo articolo apparso su L'Espresso che indaga come l'impiego di
internet e dei social media da parte dei nostri politici venga
abbandonato a seguito delle consultazioni elettorali, per questo ve ne consiglio la lettura.
E voi, cosa ne pensate?
Cosa pensate dell'utilizzo dei social
media fatto dai nostri politici? Quali sono gli aspetti positivi? E
quelli negativi?
Molto interessante, perché sistematizza sensazioni che molti di noi hanno maturato senza rifletterci troppo.
RispondiEliminaVedo che il ricorso fatto dai politici italiani ai sociali network replica essenzialmente l'approccio con la TV (principalmente vengono lanciati slogan generici e, sooprattutto, attacchi agli avversari); vi si ricorre inoltre solo quando si è vicini ad elezioni.
Non si capiscono le differenze enormi degli strumenti in gioco; basterebbe che solo uno di essi si aprisse un po' e ci facesse conoscere la persona che c'è dietro il politico, i suoi tic, le sue passioni, le sue abitudini, che scatterebbe un meccanismo di immedesimazione e umanizzazione tale da fargli crescere sensibilmente la credibilità.
E invece? Invece ci si affida a pseudo-esperti, che in realtà non conoscono nulla di questi "nuovi" ( neanche troppo nuovi in effetti...) mezzi di comunicazione, e che insistono quindi su spartiti ormai striduli e inascoltabili.
Bel post, complimenti!
Ciao Paolo, grazie per i complimenti! :)
EliminaIn effetti, sarebbe bello poter vedere un nuovo modo di fare politica più vicino ai cittadini. Mi piacerebbe che noi elettori venissimo inclusi in un meccanismo di dialogo e di confronto aperto. Speriamo che nel prossimo futuro si creino le condizioni per raggiungere questo traguardo! :)
Questo è vero, e non riguarda solo la politica, ma anche le aziende: molte si muovono sui social network come se fossero in tv, dove lo spettatore ha un solo metodo per interagire, cioè cambiare canale. Arrivano, pontificano, e se ne vanno. Quasi senza rendersi conto di non essere in tv! :D
EliminaHai ragione Alessandro e quello che è ancora più evidente e che, nonostante le critiche e le richieste di dialogo, ancora si persevera in questa condotta fastidiosa! :)
EliminaCiao, Cristiana!
RispondiEliminaDa politologo ormai in disarmo, qualcosina forse la posso dire, ma giusto roba sparsa, perché non era proprio il mio settore di competenza, se mai ne ho avuto uno :)
Per prima cosa mi viene in mente un aspetto veramente aberrante: la tendenza a sostituire la rete e i social network alla politica che vi sta fuori - perché la politica, piaccia o no, è questione di risorse, esercizio di potere e giustificazione di tale esercizio. Tutto questo, anche se è difficile spiegarlo a certe persone, non si ridurrà mai al "mi piace" di facebook, così come il peso di un partito non sarà mai la semplice somma algebrica dei suoi seggi in assemblea.
L'articolo di Rdy Bandiera sembra molto interessante, appena finisco di scrivere il commento me lo leggo! :) intanto te ne segnalo un altro, di Severgnini, i consigli a Monti per stare su twitter: http://www.corriere.it/politica/12_dicembre_27/otto-consigli-cinguettare-monti_067a36ea-4fee-11e2-a2f4-57facfb76e8a.shtml
Un punto in particolare: dice il Beppe nazionale che non rispondere agli altri utenti quando ci fanno una domanda è un privilegio regale, che solo il papa e Grillo possiedono. Sfido!
1. Benedetto XVI, al quale sono molto affezionato, è vicario di Cristo in terra, mica un cooptato come gli altri.
2. Grillo non ha bisogno di rispondere: appena gli fai un'obiezione arrivano un centinaio dei suoi fun a chiederti "ki ti paga? infiltrato di Bersano! ai votato abberluscone vero! servo della ka$ta!".
Scherzi a parte, il prof. Monti ha risposto agli utenti, dicono. Peccato che abbia risposto solo ai mammasantissima del suo calibro e ai giornalisti. Non c'è niente da fare, rimaniamo una società stratificata in ceti. Un regno romano-barbarico che è sopravvissuto fino ad oggi.
Ciao Alessandro!
EliminaCi speravo in un tuo commento. Grazie per le tue riflessioni, ora vado a leggermi l'articolo che hai indicato!
In effetti, sembra proprio che la nostra società fatichi ad evolversi. Io continuo a sperare nel cambiamento non perché mi piaccia illudermi, ma perché spero davvero in un futuro migliore. Mere illusioni forse, ma credo nel cambiamento e nella necessità di rinnovarsi! Dici che c'è qualche possibilità di vedere avverati i miei sogni? :)
A occhio e croce no :P
EliminaLa poltica non si è rinnovata con la società, purtroppo... salvo che per le parti peggiori!
RispondiEliminaVero, questo mancato rinnovamento è un'amara constatazione.
EliminaGrazie per il commento Davide! :)
Mah, io odio i politici, tutti, senza distinzione, quindi non mi curo proprio dei loro tweet. Bisogna poi dire una cosa: sono davvero loro a usarli? Inoltre ci hanno preso in giro troppo per essere credibili.
RispondiEliminaHai ragione, ormai non sono più credibili! Ed è proprio perché si sono giocati la fiducia degli elettori che dovrebbero rapportarsi ai cittadini in modo diverso, secondo me.
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