Le mie tre parole
In questo articolo avevo
individuato le tre parole della mia scrittura, quelle che racchiudono
la sua essenza. Dopo un'attenta analisi ero riuscita a indicare tre
termini: fiducia, evoluzione e limiti. La fiducia rappresenta
la necessità ch'io creda maggiormente in me stessa, nel mio mondo,
nelle storie che racconto. L'evoluzione, invece, attiene alla
sfera della consapevolezza, a quel processo di costruzione dell'io
che passa attraverso l'acquisizione della fiducia che, ancora, stenta
a manifestarsi. Infine, i limiti: non quelli intrinsechi, ma
quelli esterni, dipendenti da variabili che sfuggono al mio
controllo, come il tempo, le persone e la mia testardaggine. In
questo senso, il loro superamento si rende un obiettivo necessario.
Capire come questi tre termini possano
essere impiegati per alimentare la mia scrittura non è stato facile.
Tuttavia, credo di essere giunta ad una soluzione soddisfacente.
Soluzione che mi è stato più facile rappresentare in un poster, che
andrà ad aggiungersi a quelli che già tappezzano le pareti del mio
studio.
Fiducia
Capire come alimentare la fiducia nella
mia scrittura e nelle mie storie è stato piuttosto complicato.
Infatti, per indole tendo sempre a detestare approcci troppo
ottimistici e acritici verso se stessi. Questa volta, non ho potuto
esimermi dal trovare una risposta che, seppur banale, penso
rappresenti l'unica soluzione possibile.
Per nutrire la fiducia verso i miei
scritti – e le mie capacità – dovrò scrivere. L'azione
in se stessa non sarà sufficiente, poiché quotidianamente scrivo
per mestiere o per diletto. Quindi, dovrò fare in modo di farlo più
assiduamente, in maniera più libera e sincera.
Abbandonare ogni pensiero o suggestione negativa e scrivere, con
convinzione.
Evoluzione
Riflettendo ho capito che per
raggiungere una maggiore consapevolezza della mia scrittura, così da
nutrirla, dovrò far leggere a qualcuno i miei scritti. Il
primo passo da compiere sarà quello di spogliarmi di tutti i
pregiudizi che negli anni hanno viziato il mio atteggiamento e
affidare le mie storie al giudizio critico di persone diverse da me.
Ma questo non sarà sufficiente.
Infatti, per fare in modo che si compia
una vera evoluzione della mia scrittura dovrò stare ad ascoltare il
parere di chi leggerà quegli scritti. Non solo, dovrò cercare di
comprendere la percezione che quel lettore avrà delle mie
storie – e, dunque, del mio mondo – così da poterle comprendere
con sguardo disilluso. In questo modo, acquisirò una nuova
consapevolezza della mia scrittura e di me come scrittrice,
crescerò e inizierò a provare maggiore fiducia in me stessa.
Limiti
Lavorare su questa parola è stato meno
complicato del previsto. Infatti, ho sempre pensato che i limiti
esterni che devo combattere per alimentare la mia scrittura dipendano
principalmente da tre fattori: il tempo, le persone e la mia
testardaggine. Dunque è su di essi che ho lavorato.
Il tempo gioca contro la mia
scrittura da sempre. E oggi più che mai questa affermazione è vera.
Gli impegni che dobbiamo onorare crescendo sono numerosi e lasciano
davvero poco spazio a noi stessi e alle nostre passioni. Inutile
farsi fagocitare dagli eventi della vita quotidiana, poiché il
rischio è quello di cadere vittime dell'insoddisfazione e di non
riuscire a godere di nulla. Per questo credo sia importante ch'io mi
ritagli un tempo per la scrittura. Che mi imponga uno spazio nella
giornata da dedicare alle mie storie, ai miei mondi. Non importa che
in quei momenti io porti avanti progetti precisi e definiti. Ciò che
conta è che lasci libera la mia scrittura di manifestarsi, senza
interferenze o limitazioni di sorta.
Il secondo limite da abbattere è la
mia testardaggine. Credo di essere ripetitiva, ma devo
ribadire di essere una persona che pensa davvero troppo. Mi pongo
sempre moltissime domande e cerco ostinatamente di dare una risposta
a tutte quante. Per combattere questo limite ed alimentare, così, la
mia scrittura attuerò una tattica precisa. Invece di fuggire i miei
pensieri, li metterò nero su bianco, tutti nessuno escluso. E da
essi partirò per costruire dei racconti. In questo modo li renderò
protagonisti di una storia e, attraverso questa personificazione,
cercherò di estrapolarli e comprenderli.
Infine dovrò confrontarmi con gli
altri, con quelle persone che da sempre cercano di farmi
desistere, di convincermi che non vale la pena di perseguire le mie
passioni. Superare questo limite penso darà una svolta in positivo
alla mia scrittura. E allora – perdonatemi per la soluzione banale
che ho trovato – dovrò tornare ad essere la strega di un tempo. La
strega di Vasco, quella che “se ne frega, ai giudizi degli altri
non fa neanche una piega”. Non che io sia mai stata una diva
del sabato sera, ma un tempo non mi importava di nulla se non di
appagare me stessa e le mie passioni. In questo senso credo di dover
tornare ad essere quella strega, quella che non si cura affatto di
come appare. Un tempo avrei detto: “Io sono questa, che piaccia
oppure no!”. Ecco così dovrà essere la mia scrittura: libera,
sincera, spontanea.
Conclusioni
Questo esercizio è stato piuttosto
utile, se non altro perché mi ha spinta a trovare delle soluzioni
efficaci da mettere in pratica. Una sorta di invito a passare ai
fatti che accolgo molto volentieri. Un passaggio che credo aiuti a
dare maggiore compiutezza al percorso che sto seguendo.
Beh, ottimo esercizio. Concordo molto sulla Fiducia e l'Evoluzione.
RispondiEliminaTi ringrazio :)
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