venerdì 1 febbraio 2013

Fonologia – Guida alla Grammatica Italiana di Base

Eccoci al primo appuntamento con la Guida alla Grammatica Italiana di Base. Come già accennato nella presentazione, oggi ci occuperemo di fonologia approfondendo le questioni legate all'apostrofo, l'elisione e il troncamento.


La fonologia nella lingua italiana

Nonostante sia mia intenzione evitare di dare un tono accademico a queste risorse, credo sia importante fare il punto sulla fonologia prima di procedere con la trattazione di oggi. Il termine ha origini greche e significa scienza dei suoni. Questa disciplina, quindi, mira a studiare ed analizzare i fonemi di una lingua, ovvero l'insieme dei suoni che la compongo.

Perché ritengo questa precisazione importante è presto detto. L'italiano è una lingua tutt'altro che semplice, la cui ortografia non coincide con l'effettiva pronuncia. Per questo lo studio dei suoi suoni diventa fondamentale. E siccome questo idioma non si scrive allo stesso modo in cui viene pronunciato, si deve ricorrere a strumenti e strategie che lo rendano maggiormente comprensibile. In questo senso, ci vengono in aiuto segni grafici e non, come l'accento, l'elisione e il troncamento.


L'accento

Ogni parola della nostra lingua, costituita da più sillabe, ne ha una che viene pronunciata con maggiore vigore e intensità. Ed è proprio quella sillaba, quella che ci fa appoggiare su di essa la voce con maggiore forza, a portare l'accento. A complicare la questione è il fatto che, in italiano, possiamo trovarne due diversi tipi: quelli tonici e quelli grafici.

I primi stanno semplicemente ad indicare la sillaba più forte di una parola, come abbiamo detto sopra, mentre i secondi sono quei segni che vengono posti in alcuni casi per segnalare la presenza stessa dell'accento.

L'importanza di questi segni grafici è fondamentale perché non ci aiuta solamente a pronunciare in maniera corretta una parola, ma anche a comprenderne il significato. Il problema, però, si pone con le parole che presentano un accento tonico che, quindi, non viene indicato graficamente. Per riconoscerne il significato dobbiamo necessariamente basarci sul contesto in cui il termine è inserito. Ne sono esempi parole del tipo: desìderi e desidèri, oppure subìto e sùbito.

Se provassimo ad estrapolare questi termini dalla frase in cui sono impiegati, senza che l'accento tonico venga indicato, avremmo molte difficoltà a capire cosa significano. Nel loro contesto, invece, la situazione sarebbe diversa. Frasi come: i desideri di Michele vennero subito esauditi, hai subito tante angherie ed è normale che tu voglia fare ciò che desideri sono talmente chiare che nemmeno ci poniamo il problema di capire dove ricade l'accento tonico.

Ora mettiamoci alla prova e cerchiamo di comporre due frasi utilizzando alcune parole omografe, parole scritte allo stesso modo il cui significato cambia a seconda di dove cade l'accento.

Il giovane nobile fu condotto dalla balia e dal suo seguito all'interno del circuito, dove subito fu fatto preparare al combattimento.

Il giovane nobile, in balia degli eventi, venne facilmente circuito e fu immediatamente chiaro a tutti che aveva subito un affronto.

Ma quando è necessario porre l'accento grafico? Esistono dei modi per essere certi di non cadere in errore? Anche se secondo me non si può mai essere sicuri di non sbagliare, esistono degli accorgimenti che ci possono aiutare a ricordare quando inserire l'accento grafico, che è necessario:

  1. in tutte le parole polisillabe in cui l'accento ricade sulla vocale finale (come ad esempio bontà, virtù, caffè o martedì);

  2. per poter distinguere alcuni monosillabi dai loro corrispettivi omografi (ne sono un esempio ché quando significa poiché, , è quando indica la terza persona singolare del verbo essere, quando è avverbio, se è affermazione, e così via).


Elisione e troncamento

Parliamo di elisione quando una parola perde la vocale finale davanti ad un'altra che inizia per vocale. In questo caso la parola che subisce l'elisione vuole sempre l'apostrofo. Alcuni esempi possono essere: un'amica, l'incendio, l'ancora oppure senz'altro.

Il troncamento, invece, si verifica ogni volta che una parola perde la vocale o la sillaba finale, sia che si trovi davanti ad un'altra che inizia per vocale o per consonante. In questo caso non è sempre necessario l'apostrofo, che non sarà mai richiesto nel caso in cui il termine troncato finisca in consonante. Facciamo qualche esempio: secondo questa regola scriveremo buon uomo, quel libro, bel ragazzo, han fatto, dottor Rossi.

Capire se ci troviamo di fronte a un'elisione o a un troncamento non è poi così difficile. Infatti, è sufficiente verificare se la parola troncata può precederne un'altra che inizia per consonante. In caso di risposta affermativa, siamo certi di avere a che fare con un troncamento. Cerchiamo di fare chiarezza con qualche esempio.

A nessun uomo è consentito portare armi. In questa frase nessun ha subito un troncamento. La parola, infatti, potrebbe essere impiegata anche davanti ad un'altra che inizia per consonante (es. nessun ragazzo si era mai spinto così lontano da casa).

È bene sapere che esistono alcuni casi in cui il troncamento è sempre obbligatorio. Infatti subiscono un troncamento:

  1. quello davanti a consonante (es. quel macellaio), ma mai davanti ad s impura e z (es. quello sparo, quello zingaro);

  2. bello e buono davanti a nomi maschili che iniziano per consonante (es. bel cane, buon cavallo);

  3. grande davanti ad un sostantivo maschile che inizia per consonante (es. gran campione), ma è possibile trovarlo troncato anche davanti a nomi femminili e plurali (es. gran campionessa, gran campioni);

  4. santo e suora solo davanti a nomi propri di persona (es. San Michele, suor Anastasia);

  5. uno, alcuno, ciascuno, nessuno sempre, indipendentemente dalla lettera con cui inizia la parola che segue (es. un animale, un dottore, alcun amore, alcun malanno, ciascun amico, ciascun coltello, nessun orpello, nessun cappello). Ancora una volta, però, vale l'eccezione in caso di s impura o z. 

N.B. Probabilmente sarà superfluo farlo, ma credo sia importante ricordare che tale e quale subiscono sempre e solo un troncamento e mai un'elisione, per questo non vogliono in nessun caso l'apostrofo. Quindi, scriveremo sempre qual è, oppure tal concetto.


Letture consigliate

Per il primo appuntamento con la nostra Guida alla Grammatica Italiana di Base vorrei proporvi non tanto una lettura, ma piuttosto il link ad un utile esercizio che ci aiuterà a ripassare e mettere in pratica le nozioni che abbiamo rivisto insieme. 


E voi, cosa ne pensate?

Avete mai prestato attenzione alle questioni relative all'accento? Elisione e troncamento erano argomenti già chiari, oppure avete ritenuto opportuno rivederli?

6 commenti:

  1. Io non ricordo mai i termini, quindi elisione a me non comunica nulla :D
    Però so di che parlavi e su accenti e apostrofi sono molto attento. Purtroppo si leggono spesso accenti dove non devono stare, come quì, dài, pò, ecc. Oppure apostrofi mancati come in un amica e altri inseriti a forza come in un'amico.

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    1. Ciao Daniele,
      In effetti accenti e apostrofi creano spesso problemi! :)
      Io credo che la grammatica di una lingua sia molto importante e che non vada presa come un mero elenco di regole. Il segreto sta nell'esercizio che, se fatto regolarmente, ci aiuta a ridurre gli errori.

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  2. Risposte
    1. Eh già, l'accento nasconde sempre un sacco di insidie! :)

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  3. Grazie Cristiana, bellissima idea quella di fare un ripassino di grammatica, era da un po' che cercavo un blog simile!! Trovo già insensato che si smetta di studiarla alle superiori, visti gli erroracci che leggi in giro...ora mi leggo tutti i post :-) torno sui banchi di sQuola !!

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    1. Ciao Simona,
      mi fa piacere che questa iniziativa sia di tuo gradimento! :)

      La grammatica è fondamentale per esprimerci meglio ed avere maggiore consapevolezza del linguaggio che utilizziamo per comunicare.
      A presto e grazie per la visita!

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