venerdì 1 febbraio 2013

I miei due errori – Scrivere nel 2013


Eccomi ancora alle prese con un esercizio del programma Scrivere nel 2013. Nell'ultimo appuntamento Daniele Imperi ci chiedeva di raccogliere le forze e concentrarle per portare a termine quattro compiti. Quindi per prima cosa ho voluto definire la mia filosofia letteraria, quella frase che, d'ora in avanti, dovrà tradursi in una motivazione per la mia scrittura.


Adesso, invece, è il turno di un esercizio introspettivo. Una di quelle attività complicate che nascono dall'autocritica e che, solitamente, amo fare. Quindi, con questo post fuori programma cercherò di individuare i miei due errori nella scrittura.


Il mio primo errore

Definire quale sia stato il mio primo errore nella scrittura non è difficile. Cosa si intenda con questa definizione lo spiega bene Daniele Imperi nel suo post, utilizzando come riferimento un articolo di Seth Godin. Dunque, il primo errore sarebbe quello che ti ha trattenuto dall'agire, spingendoti a mantenere immutato lo stato delle cose. Per alcuni potrebbe tradursi nel non voler modificare il proprio approccio alla scrittura, per altri nella tendenza a non voler pubblicare i propri scritti.

Io rientro certamente nella seconda categoria. Riflettendoci credo di aver commesso un errore di presunzione. Infatti, ho sempre pensato che pubblicare significasse mettersi in gioco, aprirsi alle critiche e alle osservazioni altrui, dovendo necessariamente cercare di rendersi intelligibili. Insomma ho sempre presunto che pubblicando non sarei stata capita, perché credevo che gli eventuali lettori non sarebbero stati capaci di farlo.

Un'affermazione forte e poco strategica che nasce dalla consapevolezza di una forte insicurezza che mi ha sempre fatto pensare che alle altre persone non interessasse scoprire il mio mondo, quello che avrei voluto raccontare loro. Un errore che mi ha fatta chiudere in me stessa, rendendomi una persona sfuocata, barricata in un mondo di convinzioni difficili da abbattere.

Questo credo sia stato il mio primo errore. Presumere che agendo avrei fallito, che non sarei stata in grado di esprimere efficacemente quello che ho dentro. È l'errore della fissità, la ragione per la quale ho sempre pensato che avere un proprio mondo in cui rifugiarsi potesse essere più soddisfacente del confronto.


Il mio secondo errore

Dopo aver compreso la causa del mio immobilismo, ora devo cercare di individuare il secondo errore. Quello che non va evitato, ma commesso. Quello che mi porterà a mettermi in gioco, senza temere il rischio del fallimento.

Se dovessi cercare un termine per definirlo impiegherei sicuramente la parola azione. Sì, quello che intendo fare è uscire dal mio piccolo e comodo angolino ed iniziare a fare. Niente più scuse o paure di sbagliare. Se tutti noi siamo liberi di tentare, anch'io voglio poterlo fare. Voglio avvalermi della facoltà di sbagliare, cercando di appagare i miei desideri.

Ora che ho compreso il secondo errore da commettere, ho il compito di stabilire come fare affinché esso si verifichi. Innanzitutto, credo di dovermi ascoltare di più, di dare voce alle mie idee senza timori. Inizierò a scrivere non solo per me stessa, ma pensando a quell'unico lettore, ad appagare la sua voglia di starmi a sentire.

Quindi, dovrò necessariamente creare uno spazio nel quale esprimermi liberamente. Un luogo in cui lasciare che il mio mondo possa parlare senza limitazioni o censure. Da qui è nata l'idea del secondo blog, che avevo già annunciato in questo post. Anche se il progetto è già abbastanza definito, non intendo svelarne i dettagli. Vi basti sapere che quello che nascerà sarà uno spazio molto diverso da QuiCopy, in cui confluiranno le mie passioni, tutto il mio mondo.

Altra cosa che si renderà necessaria sarà la definizione di un tempo solo per me stessa, un lusso che da qualche tempo mi sono vietata. Anche se non sarà facile, dovrò ritagliare un momento della giornata da dedicare alle mie passioni, un attimo privo da qualsiasi interferenza esterna.

Queste penso saranno le prime due direzioni da intraprendere per realizzare un percorso che sto cercando di definire per il prossimo futuro. Per la prima volta nella mia vita, infatti, ho deciso di lasciare da parte i miei preconcetti sulla finitezza dell'esistenza umana e di darmi degli obiettivi di lungo periodo. Obiettivi che mirano a cercare di raggiungere una sorta di pacificazione dei sensi, a farmi dire finalmente di essere soddisfatta, nonostante tutto. Voglio poter pensare a me stessa sorridendo e riuscire a lasciare da parte il malcontento che da sempre mi accompagna. Vorrei iniziare ad essere a colori, come direbbe un amico.

4 commenti:

  1. Devo ragionare anch'io sui due errori, cosa difficilissima per uno orgoglioso come me ...

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    1. Non è mai facile fare autocritica. Credo che questo esercizio sia importante, perché aiuta a guardarsi dentro con maggiore lucidità.
      Anch'io sono piuttosto orgogliosa, ma tendo spesso ad essere dura con me stessa!
      Beh, pensaci su ché sono curiosa di conoscere i tuoi due errori! :)

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  2. Bella introspezione, sono curioso di vedere quel progetto.

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