venerdì 8 febbraio 2013

Il verbo #1 – Guida alla Grammatica Italiana di Base

Continuiamo il nostro percorso attraverso la grammatica italiana con il primo post sui verbi. La scorsa settimana abbiamo fatto il punto sulla fonologia, oggi invece cercheremo di definire le questioni legate ai tempi e ai modi verbali.


Il verbo nella lingua italiana

Vi ricordate quando alle scuole elementari ci veniva richiesto di fare l'analisi grammaticale di una frase? Io sì, perché quello era uno dei miei esercizi preferiti! Mi divertivo moltissimo ad analizzare frasi e parti di testo, con l'obiettivo di comprenderne la struttura. Così, riempivo intere pagine di quaderno con frasi come queste:

Mangiò: voce del verbo mangiare, are – prima declinazione, modo indicativo, tempo passato remoto, terza persona singolare.

Avrai conosciuto: voce del verbo conoscere, ere – seconda declinazione, modo indicativo, tempo futuro anteriore, seconda persona singolare.

Verreste: voce del verbo venire, ire – terza declinazione, modo condizionale, tempo presente, seconda persona plurale.

E solo così, a mio avviso, è possibile adottare un approccio tecnico verso il verbo, la parte più viva ed attiva di una frase. Quella che ci permette di capire quale azione si sta svolgendo e in che modo. Per questo, credo sia importante riprendere le fila del discorso partendo proprio dalle caratteristiche di base del verbo, dagli elementi chiave che lo contraddistinguono.


Il verbo: persone e numero

Analizzando un verbo non abbiamo solo la possibilità di comprendere l'azione o lo stato espresso dalla frase, ma anche chi la sta compiendo. Esso, infatti, può indicare con precisione quanti e quali soggetti sono coinvolti nella sua esecuzione. Ecco, allora, che i concetti di numero e persona diventano fondamentali.

Come dice la parola stessa, il numero (singolare o plurale) sta ad indicare se l'azione viene svolta da uno o più soggetti. Un aspetto molto importante, soprattutto se consideriamo che nella lingua italiana non è obbligatorio esplicitare il soggetto di una frase. Quindi, leggere un passaggio come andarono spediti verso l'uscita, perché l'incontro volgeva ormai al termine e comprenderlo non è complicato. Se estrapolassimo il verbo andarono, pur non essendo indicato il soggetto dell'azione, capiremmo subito che questa è compiuta da più persone, che è plurale appunto.

Per poter comprendere davvero chi compie l'azione dobbiamo analizzare il verbo per desumerne la persona. Infatti, lo studio di questa parte variabile del discorso ci permette di capire con precisione qual è il soggetto che la compie. Insomma, anche quando manca un riferimento al soggetto, possiamo comprendere a quale pronome personale (io, tu, egli/ella, noi, voi essi/esse) questa si riferisce.


I tempi verbali

I tempi verbali nella lingua italiana sono sette e cambiano in base a quando viene svolta l'azione. Essi possono essere ricondotti a tre grandi categorie: passato, presente e futuro.

Presente

Questo tempo verbale è sempre unico e fa riferimento o ad un'azione che accade mentre parliamo, oppure ad una che, nata nel passato, continua ancora nel presente. Ne sono esempi frasi del tipo: Luca sorseggia un tè, oppure Sara e Claudia si conoscono da molti anni.

Passato

Esistono cinque varietà di passato, capaci di esprimere azioni più o meno lontane nel tempo.
  1. IMPERFETTO – indica la durata di un'azione passata (i bambini piangevano tutte le notti), oppure fa riferimento ad un'azione contemporanea ad un'altra sempre nel passato (il militare venne colpito mentre tentava la fuga).

  2. PASSATO PROSSIMO – denota un'azione passata che è vicina al presente (avete fatto colazione?) o che è ad esso collegata (ci siamo conosciuti dieci anni fa).

  3. PASSATO REMOTO – indica sempre un'azione passata, già conclusa (mi innamorai di lei la prima volta che la vidi).

  4. TRAPASSATO PROSSIMO – esprime un'azione già compiuta rispetto ad un'altra passata ma ad essa vicina (ci eravamo visti da poco, quando mi telefonò), o comunque ad essa collegata (i medici si dispiacquero per la morte del paziente, perché avevano fatto tutto il possibile per salvarlo).

  5. TRAPASSATO REMOTO – fa riferimento ad un'azione già del tutto conclusa rispetto ad un tempo passato (dopo che gli ebbe scritto per l'ultima volta, non lo sentì mai più).

Futuro

Esistono due forme di futuro:
  1. FUTURO SEMPLICE – indica un'azione che si verificherà nel futuro (il prossimo anno farete un'escursione sull'Etna).

  2. FUTURO ANTERIORE – si riferisce ad un'azione futura che avverrà prima di un'altra espressa con il futuro semplice (incontrerò nuovamente il cliente dopo che avrò preparato il progetto richiesto).


I modi verbali

I modi verbali ci dicono come si svolge l'azione rispetto alla realtà. Infatti, cambiano in base al grado di veridicità di un'azione. Secondo questa logica, i modi verbali sono riconducibili a due grandi macro categorie:
  1. i tempi FINITI (completi), che esprimono un'azione di cui possiamo riconoscere il tempo e la persona;

  2. i tempi INDEFINITI (incompleti), che esprimono un'azione in modo generico.

All'interno del primo gruppo rientrano quattro modi verbali, mentre nel secondo tre.

Così, diremo che sono modi finiti del verbo:
  1. l'INDICATIVO – il modo della realtà, che indica esattamente l'azione che si è svolta (Francesco rubò i dolci prima che potessero vederlo). 
     
  2. Il CONGIUNTIVO – il modo della possibilità, che mette in riferimento con la realtà un fatto possibile, impossibile o auspicabile (speravo che il suo arrivo portasse un po' di serenità in quella casa).

  3. Il CONDIZIONALE – il modo della realtà condizionata, che esprime un'azione che può verificarsi solo se si realizza una condizione determinata (avrebbero preferito mangiare, invece di starlo ad ascoltare).

  4. L'IMPERATIVO – il modo del comando, che viene utilizzato per dare un ordine o un comando (sciacquati la bocca!).

Allo stesso modo, definiamo modi indefiniti:
  1. l'INFINITO – il modo più indeterminato, perché esprime unicamente il concetto dell'azione (pensare aiuta a costruirsi una propria opinione).

  2. Il PARTICIPIO – il modo che offre un collegamento col nome. Esso svolge un'azione simile all'aggettivo perché serve ad esprimere un'azione che si accompagna al sostantivo, quasi come fosse una sua qualità o attributo (le ditte concorrenti cercarono di mettere loro il bastone tra le ruote).

  3. Il GERUNDIO – il modo che offre un collegamento col verbo, perché esprime un'azione legata ad un'altra da un rapporto di causa, tempo o mezzo (ingurgitando tutto quel cibo ha rischiato di soffocare).

Conclusioni

Quella di oggi voleva essere una panoramica generale sui tempi verbali, la prossima settimana invece ci occuperemo degli ausiliari e dei verbi servili. Inoltre, vi informo che sto progettando una serie di risorse di grammatica che spero ci saranno utili per fare ulteriore chiarezza su questi temi. Quindi, non perdete i prossimi appuntamenti con la Guida alla Grammatica Italiana di Base!


Letture consigliate

Ancora una volta, chiamiamo in causa Riccardo Esposito autore di My Social Web che sul suo blog ha pubblicato un'utile infografica che ci insegna come usare i verbi. Una risorsa intuitiva e divertente, che gli amanti del genere apprezzeranno di sicuro! 


E voi, cosa ne pensate?

Pensando all'utilizzo che fate dei verbi, pensate di prestare loro la dovuta attenzione? Quali sono il modo e il tempo verbale che vi creano le maggiori difficoltà?

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