In questa domenica vorrei riflettere
insieme a voi su un tema differente rispetto a quelli di cui
trattiamo di solito. Oggi, infatti, lasceremo da parte le questioni
legate all'advertising e alla comunicazione digitale per analizzare
un fenomeno molto diffuso in rete che penso valga la pena
approfondire: il cyberbullismo.
Il bullismo in rete
Quando parliamo di cyberbullismo
facciamo riferimento a tutti quegli atti di bullismo o alle molestie
perpetrati attraverso mezzi informatici, come email, blog, social
networks, siti web, forum o chat. Un comportamento che di recente è
stato oggetto di una ricerca
eseguita da Save the Children, dalla quale emergono dati allarmanti.
Stando ad essa, infatti, ben il 72%
dei giovani considererebbe il bullismo come il fenomeno
sociale più allarmante del momento, molto più pericoloso
rispetto al consumo di droghe e alcool. La rilevanza del fenomeno,
che ha assunto una diffusione mediatica importante a causa di alcuni
spiacevoli fatti di cronaca, ha spinto le istituzioni ad interrogarsi
su di esso. Perfino il Ministero dell'Istruzione italiano ha lanciato
uno studio specifico sul caso da cui è possibile evincere che ben
uno studente su quattro avrebbe compiuto o subito atti di
cyberbullismo.
Quelli che emergono da queste indagini
sono dati preoccupanti, che rivelano un disagio sociale profondo e
consolidato. Infatti, l'atto di cyberbullismo di per se stesso
si configura come un tentativo consapevole di denigrare il prossimo,
di ottenere la sua emarginazione al fine di recargli un danno che
assuma toni e manifestazioni di portata globale.
Il cyberbullismo, infatti, rompe in un
certo senso le barriere spazio-temporali delle molestie poste in
essere offline. Ed è proprio la potenziale diffusione di queste
attività denigratorie che rendono il fenomeno piuttosto invalidante
per la vittima costretta a subirlo. In sostanza, esso si manifesta
secondo 5 modalità principali:
- denigrazione;
- molestie;
- ricatti;
- esclusione;
- cyberstalking.
Comportamenti che portano la vittima ad
isolarsi per la vergogna e l'umiliazione subiti. Visionando
l'infografica
della ricerca condotta da Save the Children, infatti, è possibile
notare come il cyberbullismo generi conseguenze gravi come la
depressione.
Il cyberbullismo, come risolverlo?
Un fenomeno che necessita non solo di
essere dibattuto, ma che va affrontato concretamente. Combattere il
cyberbullismo, a mio avviso, è possibile solo attraverso un lavoro
di concerto ad opera di tre attori principali: la famiglia, la
scuola e le istituzioni. Questi dovrebbero unire le
proprie forze per giungere ad una educazione collettiva
sul fenomeno e sulla sua possibile prevenzione.
Per questo ho cercato di individuare le
azioni da intraprendere per avviare questo percorso. Un
progetto che ritengo dovrebbe basarsi su 3 direttrici principali.
#1 – Educazione all'utilizzo della rete
L'educazione è quel processo che
consente, attraverso il trasferimento di conoscenze, di sviluppare
una propria coscienza critica rispetto ad un fatto specifico. In
questo senso credo che le scuole assumano un ruolo rilevante
che, per poter essere davvero esplicitato, richiede una
digitalizzazione del processo di formazione nel nostro paese. Il
docente dovrebbe, a mio avviso, comprendere, conoscere, utilizzare e
spiegare lo strumento web agli studenti, così che acquisiscano una
maggiore consapevolezza dell'ambiente virtuale.
Molto, però, possono e devono fare
anche le famiglie che hanno il compito di indagare il lato
sociale del web e di insegnare ai propri figli come muoversi
all'interno di esso. Infatti, solo attraverso la conoscenza è
possibile arrivare ad un utilizzo pulito della rete.
Un impegno che non può non passare
attraverso le istituzioni, chiamate in causa nell'ideare e
realizzare progetti volti alla sensibilizzazione e informazione dei
cittadini all'uso del web.
#2 – Ascolto
Rendersi disponibili all'ascolto significa porsi in una condizione di disponibilità verso il giovane che sia priva di pregiudizi e valutazioni di sorta. Ascoltare per prevenire, combattere e intervenire affinché il fenomeno del cyberbullismo non si diffonda ulteriormente.Un'azione che le scuole potrebbero portare avanti istituendo specifici sportelli d'aiuto o assemblee e percorsi strutturati, anche grazie al supporto di esperti. Un ascolto che deve avvenire, prima di tutto, in famiglia: l'ambiente sociale in cui il giovane trova modo di esprimere e definire la propria personalità. Il luogo in cui deve potersi sentire libero di dialogare, senza la paura di essere frainteso. Infine le istituzioni che, anche grazie alle forze dell'ordine, dovrebbero cercare di trasmettere l'importanza della denuncia a scopo preventivo.
#3 – Dialogo
Affrontare queste tematiche per discutere della loro pericolosità insieme ai giovani è certamente uno dei primi passi da compiere. Un impegno che può essere portato avanti dalle famiglie insieme alle scuole e alle istituzioni mediante la costruzione di percorsi ad hoc volti non solo a sensibilizzare, ma anche ad informare i ragazzi.Conclusioni
Personalmente in questi ultimi mesi ho sentito parlare da più fronti dei pericoli della rete, demonizzando questo mezzo di comunicazione e trasformandolo in un ambiente poco controllabile e comprensibile. A mio avviso questo è un atteggiamento assolutamente negativo: non è di certo vietando l'utilizzo di internet ai propri figli che si risolverà il problema del cyberbullismo o di altri correlati all'utilizzo del web.Quello che credo sia più importante e necessario è conoscere la rete come strumento di condivisione, interazione e socializzazione, al fine di comprenderne le dinamiche e prevenire comportamenti pericolosi. Sinceramente temo che questo fenomeno non verrà risolto nel breve periodo, ma voglio sperare che i tre attori di cui ho parlato poco sopra riescano ad intraprendere i primi passi verso un percorso volto ad affrontarlo consapevolmente.
Non ho mai partecipato al cyberbullismo, e non l'ho mai subito (anche perché sono troppo grosso). Bisognerebbe educare all'uso della rete, ma bisognerebbe anche insegnare il rispetto ai bulli e probabilmente anche ai genitori dei bulli.
RispondiEliminaCiao Davide,
EliminaTi ringrazio per il commento. Sono davvero convinta che questo tema andrebbe approfondito e affrontato con le giuste misure.
E certamente anche i genitori giocano un ruolo fondamentale. Stare a guardare non ha senso, è tempo di agire :)
Prima di tutto ci vuole l'educazione all'uso della rete, come hai scritto. Per i minori, poi, deve essere obbligatoria la presenza dei genitori quando navigano, non basta l'educazione in questo caso, secondo me. In realtà la maggior parte dei genitori lascia i propri bambini navigare da soli, con tutto ciò che comporta un'esperienza del genere.
RispondiEliminaQuella dei minori è una questione delicata perché tendono a sfuggire sempre al controllo dei genitori. Certamente la presenza di questi ultimi è importante, anzi fondamentale (soprattutto nel caso di bambini).
EliminaDiversa è la questione quando si fa riferimento agli adolescenti che devono potersi sentire liberi di esprimersi, senza essere troppo costretti dall'autorità genitoriale. Sì, anche in questo caso l'educazione all'uso del web è importante, ma lo è anche la trasmissione di valori sani da applicare nei processi di socializzazione.