Dopo
aver analizzato l'aggettivo
e il suo utilizzo nella lingua italiana, oggi ci dedichiamo a una
parte del discorso davvero importante: l'articolo. Oltre a ricordarne
le classificazioni principali, vedremo i casi in cui va omesso e
approfondiremo le questioni legate alle preposizioni articolate.
L'articolo
L'articolo è quella parte del discorso che non possiede un proprio significato
specifico, ma che ci consente di precisare meglio il sostantivo a cui
si accompagna. Proprio in virtù della funzione che svolge, si trova
sempre vicino al nome, con cui concorda in genere e in numero (es. La
madre di Paolo ha gli occhi azzurri). La distanza da esso può
aumentare solo nel caso in cui sia presente un aggettivo (es. Una
ragazza simpatica mi ha salutato)
Ora,
vediamo quali sono le 3 tipologie principali di articoli.
(* - per correttezza ho precisato questi articoli come partitivi)
L'articolo determinativo
Definiamo
determinativo l'articolo che si riferisce a qualcosa o a qualcuno in
particolare (es. la vicina, il cognato, i
fiori). Oltre a questo impiego tradizionale, esistono
3 casi particolari.
Esso,
infatti, può essere utilizzato per indicare:
- tutti gli essere compresi all'interno del significato di un nome (es. La balena è un cetaceo);
- i nomi che si riferiscono a qualcosa di astratto (es. l'odio, il male);
- i nomi che indicano una sostanza (es. l'elio, l'anidride carbonica).
L'articolo indeterminativo
Si
chiama indeterminativo quell'articolo che fa riferimento, in modo
generico, a qualsiasi cosa o persona appartenente a una categoria
(es. un cane, una signora, uno
stadio). Anche in questo caso esiste un utilizzo
particolare di esso che avviene quando accompagna un nome
astratto o uno che indica una sostanza, per metterne in risalto un aspetto
(es. un amore incomprensibile, un gas piuttosto denso).
N.B.
Un è sempre maschile e, se precede un nome femminile che inizia per
vocale vuole l'apostrofo (es. un amico, un'amica).
Questa regola ci aiuta anche a distinguere il genere di un nome
comune (es. un artista, un'artista).
L'articolo partitivo
Si
chiama partitivo l'articolo che nasce dall'unione della preposizione
di con un articolo determinativo. Questa parte del discorso
serve per far riferimento solo a una parte del nome a cui si
riferisce. Infatti quando accompagna un sostantivo singolare il suo
significato è quello di un po'; mentre insieme ad un nome
plurale esso significa alcuni.
N.B.
Proprio a fronte della sua funzione, l'articolo partitivo va
utilizzato solo quando vogliamo rendere il suo significato specifico
(un po' o alcuni). Diversamente, possiamo optare per
l'articolo determinativo oppure ometterlo completamente.
Quando NON si usa l'articolo
In
parte abbiamo già specificato quando usarli.
Ora, però, vorrei elencare i 4 casi in cui gli articoli
vanno omessi.
- Insieme ai nomi propri di persona (es. il Mario, l'Amelia);
- davanti ai cognomi (anche se, spesso, si sente dire la Duse, il Rossi);
- davanti ai nomi geografici che indicano città o piccole isole, quando non sono accompagnati da aggettivi e/o complementi (Per esempio diremo Milano è il capoluogo della Lombardia, ma anche la bella Milano è una città del Nord Italia);
- davanti a nomi che indicano parentela preceduti da aggettivo possessivo (es. mio nonno e non il mio nonno). Con questo tipo di sostantivi l'articolo si può utilizzare quando si tratta di un nome alterato (es. il mio nonnino) oppure se è presente un altro aggettivo (es. la nostra affettuosa sorella).
N.B.
Le stesse regole valgono anche per le preposizioni articolate.
Le preposizioni articolate
Svolgono la stessa funzione dell'articolo, precisando il nome a cui si accompagnano. A differenza di esso, però, le preposizioni articolate servono a collegare il sostantivo al resto della frase con lo scopo di generare un complemento indiretto. Esse sono formate dall'unione tra le preposizioni semplici (di, a, da, in, con, su) e l'articolo determinativo (il, lo, la, i, gli, le).
N.B.
Le preposizioni articolate col e coi, spesso, sono
preferite alle relative forme separate (con il e con
i). Diversamente, le altre preposizioni articolate
sostituiscono sempre le forme separate da cui derivano.
Nella
tabella non ho inserito le preposizioni articolate nate da per.
Queste, infatti, sono ormai considerate desuete e possono trovarsi
quasi unicamente nelle opere letterarie (es. pei, pegli).
Letture consigliate
Potete
approfondire o, meglio, ampliare l'argomento di oggi potete
riprendere un post che Beatrice
Niciarelli ha scritto per il Magazine di Giorgiotave.
Nell'articolo
vengono elencati alcuni suggerimenti grammaticali per copywriter. Una
lettura piuttosto utile.
E voi, cosa ne pensate?
Ricordavate
le regole di queste parti del discorso? Ricorrete spesso all'uso
delle preposizioni articolate o preferite le forme separate?
Me li ricordo gli articoli. In genere, uso le preposizioni articolate, a parte quelle di "con", che uso per le poesie.
RispondiEliminaCiao Davide,
Eliminaanch'io uso molte preposizioni articolate. Spesso anche quelle di "con". Un aspetto che devo certamente cercare di controllare per non appesantire i miei testi :)
Le forme articolate separate coi, cogli, pei e pegli specialmente sono un po' poetiche e ricercate. Le uso raramente.
RispondiEliminaLa storia di un e un' sarebbe da far imparare bene, perché nel web, anche in blog di laureati e professionisti, io vedo usare un indifferentemente...
Hai ragione un e un' sono un vero grattacapo per molti blogger e webwriters. A me non pare si tratti di una regola così difficile da acquisire. Se ci pensiamo è logico inserire l'apostrofo. Insomma, è uno di quei meccanismi di base della lingua che dovremmo applicare per inerzia.
EliminaEcco, magari ci scrivo un post finita questa serie :)