Procediamo con la nostra Guida alla
Grammatica Italiana di Base. Dopo esserci occupati della fonologia,
del verbo,
del sostantivo,
dell'aggettivo
e dell'articolo,
oggi approfondiamo le questioni legate ai pronomi e al loro utilizzo.
I pronomi
I pronomi sono una parte del discorso
che serve a sostituire il nome o a definirlo meglio, comportandosi
alla stregua di un aggettivo. Il loro scopo è quello di chiarire con
maggiore precisione il sostantivo a cui si riferiscono per
distinguerlo dagli altri dello stesso gruppo (es. le sue
due sorelle, quel rudere).
Inoltre possono svolgere un altro
compito, mettendo in relazione il nome a cui fan riferimento col
resto della frase (come nel caso del pronome relativo che, per
esempio).
Nella grammatica italiana si è soliti
suddividere i pronomi in 8 gruppi, che cercheremo di
analizzare insieme.
I pronomi personali
I pronomi personali servono a indicare chi parla (1° persona), chi ascolta (2° persona) o di chi si sta parlando (3° persona). Ne esistono di due tipi: i pronomi personali soggetto e i pronomi personali complemento.- Pronomi personali soggetto
Equivalgono alle forme: io, tu, egli, esso, ella, essa, noi, voi, essi, esse.
Come dice il nome, svolgono la funzione di soggetto dicendoci chi sta compiendo l'azione di cui si parla (es. Voi raccogliete dei funghi).
- Pronomi personali complemento
Come si intuisce, servono per costruire dei complementi e possono essere di due tipi.
- FORMA TONICA: me, te, lui (sé), lei, ce, ve, loro (sé).
Generalmente vengono posti dopo il verbo e possono essere utilizzati come nome del predicato (es. Se fossi in lui) oppure come complemento oggetto (es. Osservavi lei?).
- FORMA ATONA: mi, ti, lo (gli, si), la (le, si), ci, vi, li (ne, si), le.
Solitamente sono posti prima del verbo o, se lo seguono, si fondono con esso. Servono per costruire il complemento oggetto (es. Mi invogliasse) oppure quello di termine (es. Ci sembrava).
I pronomi riflessivi
Corrispondono alle forme atone dei
pronomi personali e sono utilizzati per accompagnare i verbi
riflessivi e permetterne la costruzione (es. Ci
vestiamo, vi lavate). Dunque, corrispondono
alle forme: mi, ti, si, ci, vi,
sé.
Aggettivi e pronomi possessivi
Equivalgono alle forme: mio,
tuo, suo, nostro, vostro, loro e
servono a indicare appartenenza. Parliamo di aggettivi
possessivi quando accompagnano il nome (es. Il suo
giocattolo) e di pronomi possessivi quando lo
sostituiscono (es. Quel giocattolo è suo).
Aggettivi e pronomi dimostrativi
Gli aggettivi dimostrativi servono a indicare con precisione a quale elemento precedente del discorso – che abbiamo già citato, quindi – vogliamo riferirci (es. Quel bambino aveva un non so ché di inquietante).I pronomi dimostrativi, invece, vengono utilizzati per per sostituire un sostantivo o un'intera frase che ci dice qualcosa di già noto (es. Per quanto costei fosse simpatica, non riuscivo ad apprezzarla).
Nella tabella trovate le forme principali.
Aggettivi e pronomi indefiniti
Svolgono la medesima funzione: quella di accennare in modo generico a cose o persone senza definirli nel dettaglio. Inoltre, possono essere usati per definire una quantità, un'unità o una qualità imprecisate.Nella tabella trovate le forme principali.
Pronomi relativi
Questi pronomi servono a sostituire il
nome a cui si riferiscono mettendo in relazione due frasi (es. L'uomo
che ci sta osservando è il mio vicino, lui
vive nella città dove abitavi qualche anno fa).
Equivalgono alle forme: che, cui, chi, quanto,
quanti, dove*, donde*.
* dove e donde svolgono
una funzione simile a quella dei pronomi relativi quando servono ad
unire tra loro due proposizioni.
Aggettivi e pronomi interrogativi
Vengono utilizzati per introdurre una domanda diretta (es. Chi è?) o indiretta (es. Dimmi chi sono). Corrispondono alle forme: che, quale, chi, quanto.N.B. Chi può svolgere solo la funzione di pronome, mentre che, quale e quanto possono accompagnare un sostantivo ed essere, così, aggettivi interrogativi (es. Quanti animali possiedi?).
Mi limito a far notare che "codesto" non è più usato, tranne che in alcune zone della Toscana.
RispondiEliminaCiao Davide,
Eliminahai fatto bene a notificare questa precisazione.
E mi hai pure dato l'idea per un post, grazie :)
C'era un tipo che aveva proposto di abolirlo in blocco, con una damnatio memoriae che lo bandisse dai libri di grammatica. Penso che sia una buona idea: codesto è usato in alcune zone della Toscana, come fa notare Davidone, ma - cosa assai peggiore - è entrato nel burocratese più bieco :)
Elimina"Si richiede pertanto a codesto ente di ottemperare, visto l'articolo V, comma sesto/ter, agli obblighi fatti..." e bla e bla e bla - dove codesto serve solo a darsi importanza :)
Ahahah, il tanto odiato burocratese... hai ragione, fa venire i brividi :D
EliminaIl nostro nemico numero 1. Fa ridere solo quando viene usato per prendere per i fondelli la burocrazia stessa... :)
EliminaLetti e viste molte volte.
RispondiEliminaMa è come quando si suona il pianoforte
Ogni giorno prima di cimentarsi in una suonata,
è necessario esercitarsi con motivi e spartiti
per i bambini. Ritornare sempre alla fonte e
poi ripartire.
Ciao Lino,
Eliminasono d'accordo: l'esercizio e il ripasso dei fondamentali aiutano sempre.
Li uso e talvolta anche troppo. Rileggendo mi accorgo che in alcuni casi sono superflui, suonano come una ripetizione.
RispondiEliminaAnch'io li uso spesso, troppo direi.
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