Il blog è un organismo vivente
Il blog, come ogni creazione umana, può
essere inteso alla stregua di un organismo vivente. Esso, infatti,
nasce, cresce, si riproduce, invecchia e muore. Una serie successiva
di fasi alle quali ritengo esso sia sottoposto e che me l'hanno fatto
immaginare così come sto per descrivervelo.
Questa idea, come vi ho svelato, è
nata quasi per caso, durante una delle mie numerose riflessioni. E se
ho deciso di condividerla con voi è perché ritengo non solo che
abbia una sua logica, ma che possa rivelarsi davvero utile per i
blogger. In sostanza quello che ho fatto è partire dall'idea che il
blog sia un essere in perenne evoluzione, indagandone le fasi di
vita. A cosa è servito? A comprendere meglio il senso di quello che
sto facendo, a scoprire come tenere in vita la mia creatura,
assumendomi la responsabilità che sta alla base dell'impegno preso.
Le fasi di vita di un blog
Senza perdermi in inutili preamboli
procedo illustrandovi le 5 fasi di vita di un blog e quello
che penso rappresentino. In un post successivo, invece, cercherò di
capire come muoversi in ognuno di questi momenti.
#1 – Nascita
Il blog nasce certamente da un'idea,
un'intuizione, che si trasforma in progetto. Senza di esso il rischio
è che si dia vita ad un essere caotico e dispersivo, senza uno scopo
che lo guidi. Proprio come un neonato, anche il blog emette i suoi
primi vagiti con forza. Spesso, però, manca la convinzione, la
consapevolezza di quanto si sta facendo. Questi sono i primi momenti
di vita di un blog, quelli più agitati e convulsi. Mantenere la
calma non è semplice, i timori e le insicurezze cercano di
depistarci. Ma basta respirare e osservare la propria creatura
muovere i primi passi per capire che ne vale la pena.
#2 – Crescita
Per fare in modo che il blogging sia
appagante dobbiamo vedere il nostro spazio web come qualcosa soggetto
al miglioramento. Questa è la fase della crescita di un blog, quella
in cui le idee iniziali prendono forma, si concretizzano trovando
vigore grazie all'aumentata consapevolezza. Perché riflettendoci ho
capito che far crescere un blog significa prenderne coscienza,
ascoltare i lettori e inglobarli nel nostro progetto. Un momento in
cui come blogger iniziamo a sentirci soddisfatti degli sforzi che
affrontiamo. È la fase dei primi riscontri, ma anche delle
delusioni. Non esiste crescita senza la critica. E dobbiamo imparare
ad ascoltarla e a sfruttarla come leva per migliorare.
#3 – Riproduzione
Con questo termine intendo lo sviluppo
di un blog, ovvero quella fase in cui capiamo che migliorare non è
sufficiente. Certo, aiuta a crescere ma non basta. Per maturare un
blogger deve darsi nuovi obiettivi, trovare nuovi cammini da
percorrere. La parola d'ordine in questa fase è sperimentazione. Una
volta ottenuta la fiducia dei lettori e la credibilità necessaria ai
loro occhi, quello che dobbiamo fare è metterci in gioco sul serio.
Rendere il blog il luogo in cui esprimere noi stessi e le nostre
idee. È questo il momento di scavare in profondità, di abbandonare
la superficie e di fare dell'autoanalisi la nostra forza. Il blog,
infatti, si riproduce – e, quindi, si sviluppa – quando abbandona
le fasi acerbe di vita per entrare in una nuova dimensione, dove la
consapevolezza si unisce alla sperimentazione.
#4 – Invecchiamento
Questa credo rappresenti la fase
migliore di un blog, quella a cui ognuno di noi dovrebbe tendere.
Finito il rodaggio, infatti, il nostro blog è maturo e può spiccare
il volo. Non dico che un blogger possa fermarsi e vivere di rendita,
godendo delle fatiche trascorse. Anzi, la vecchiaia di un blog penso
rappresenti quella fase in cui l'autore ha ormai compreso e acquisito
tutta una serie di nozioni ed esperienze che gli permettono di fare
un ulteriore salto di qualità. Le sue azioni non sono più semplici
esperimenti, ma scelte consapevoli che muovono dalla padronanza che
ha acquisito nel tempo. Ecco che questo si concretizza come un
momento di maturità e non, come si potrebbe pensare, di declino.
#5 – Morte
Capita spesso di leggere articoli su
questo argomento: la morte di un blog. A volte ci sono autori che
scelgono di porre fine a un loro progetto, così il blog smette di
vivere. Riflettendoci ho capito che questa fase coincide sempre con
la volontà del blogger. Un momento in cui tutto finisce. Non contano
più gli obiettivi iniziali, i traguardi raggiunti, le critiche o gli
apprezzamenti. Il blog muore, nessun aggiornamento a farlo respirare
di nuovo. Ecco, questa è una fase che mi inquieta ma, allo stesso
tempo, mi fa capire che il blog è davvero un organismo vivente.
Tutto nasce e finisce, passando attraverso un percorso fatto di
momenti, di successi e di fatiche. Lo stesso vale per il blog, un
essere che dipende unicamente dalla volontà del suo creatore che può
trasformarlo a proprio piacimento.
Conclusioni
Sono quasi certa che, dopo aver letto
questo post, vi chiederete come possano nascere certe riflessioni.
Credetemi, anch'io mentre pensavo mi stupivo di ciò che mi si parava
di fronte. Sapete perché ho scritto questo post? Certamente non per
apparire folle ai vostri occhi, o per fare sfoggio delle macchinose
costruzioni della mia mente. Il motivo è un altro.
Questo articolo è una sorta di inno alla vita a sostegno del blog. Una creatura che, come abbiamo visto, dipende da noi, dalle nostre idee e intenzioni. Quello che vorrei fare, quindi, è lanciare un appello affinché non si parli più di morte dei blog. Perché se è vero che siamo noi a decidere le sorti di queste creature, è anche vero che possiamo trovare loro una nuova collocazione, una nuova dimensione in cui iscriversi.
Questo articolo è una sorta di inno alla vita a sostegno del blog. Una creatura che, come abbiamo visto, dipende da noi, dalle nostre idee e intenzioni. Quello che vorrei fare, quindi, è lanciare un appello affinché non si parli più di morte dei blog. Perché se è vero che siamo noi a decidere le sorti di queste creature, è anche vero che possiamo trovare loro una nuova collocazione, una nuova dimensione in cui iscriversi.
Letture consigliate
Ecco un'interessante riflessione, a
cura di Daniele Imperi,
relativa alla morte dei blog. Un
guest post, pubblicato su Il Piacere di Scrivere, che indaga le
ragioni per le quali questi mezzi di comunicazione non moriranno mai.
E voi, cosa ne pensate?
Siete d'accordo sull'idea del blog come
organismo vivente? Cosa vi convince di questa visione? E cosa,
invece, vi trova in disaccordo?
Incredibile Cri! Sono più che d'accordo con te. Io al momento sono nella fase 2, ma sai cosa mi ha stupita? Leggendo questo post mi sono ricordata che il progetto del mio blog ha avuto una fase di "gestazione" di circa 9 mesi, infatti quando poi è "nato" ho scritto che è stato un parto. Il mio blog è la mia creatura. Folle visione? A quanto pare mica tanto :-)
RispondiEliminaCiao Simo!
EliminaMi fa piacere sapere di non essere così folle :)
Una fase prodromica di 9 mesi mi pare accettabile, dopo tutto. Sono convinta che la progettazione sia importantissima per un blog.
Oddio, io non saprei in che fase sono. Ancora in bilico tra la nascita e la crescita, penso. Sì, decisamente :)
Anche io non ho pensato in che fase potrei essere, ma l'ultimo punto è quello che mi piace meno perchè trovo molto triste e anche un pò "angosciante" (senza esagerazione) l'abbandono delle cose, ma anche dei luoghi (provo la stessa cosa nel vedere i ruderi, o le costruzioni fatiscenti)... però mi fermo, altrimenti vado fuori argomento! ;)
RispondiEliminaciao!
Ciao Chiara!
EliminaCondivido in pieno. Anch'io ho qualche difficoltà ad accettare che le cose finiscano, che vengano abbandonate. Per questo nel post di giovedì prossimo cercherò di capire come muoversi in ognuna di queste fasi. L'obiettivo è anche quello di trovare alternative alla morte di un blog.
Grazie della visita :)
Bel post, ho sempre visto il blog come una creatura che vive delle energie del blogger. Attualmente sono nella fase uno e confesso che vedere le fasi successive è poco rassicurante ;)
RispondiEliminaCiao Greta,
Eliminagrazie mille :)
Ma no, dai, tranquilla. Secondo me il blogging è un'esperienza appagante che certamente si nutre di dubbi e insicurezze, ma che offre enormi soddisfazioni. Quindi goditi la prima fase di vita del tuo blog e vedrai che le altre saranno in discesa!
Il post e anche le riflessioni sono più che interessanti, brava.
RispondiEliminaIo, senza modestia, penso di essere alla fase 3, così almeno mi pare.
Un blog morirà per forza di cose, se non altro per la morte del suo blogger :D Senza scendere nel macabro, ci possono essere tanti motivi per chiuderlo.
Penna blu chiuderà un giorno, non mi figuro all'età di 90 anni a riempire ancora un calendario editoriale.
Fra qualche settimana uscirà un mio post su come resuscitare un blog morto o che sta morendo. Tumedei, da un po' di tempo sembri leggermi nel pensiero e la cosa m'inquieta un po' :D
Grazie, Imperi.
EliminaBeh, ti stai riproducendo, bravo! :D
Sulla visione macabra hai ragione, non ci avevo mica pensato. In realtà credo esistano delle alternative e giovedì prossimo saprai quali.
E fai bene a inquietarti... te l'avevo detto: sarò un incubo per te! :D
Articolo molto azzeccato e veritiero!
RispondiEliminaIo di blog ne ho già "uccisi" due, uno era piccolino e decisamente amatoriale. L'altro, immediatamente precedente all'attuale Plutonia Experiment, era invece un signor blog. Però, complice la scadente piattaforma a cui si appoggiava (livejournal) sono arrivano infine alla decisione di chiuderlo, rinunciando a 1300 visitatori quotidiani, per ricominciare da zero, o quasi.
Ma la fase vitale più importante di un blog è quella di trasformazione, in cui i rigidi paletti che ci autoimponiamo non bastano più. E credo che a questo punto sia bello e istruttivo variare, sperimentare.
A volte ci limitiamo da soli e per stupide fisse mentali. Per questo molti blog vanno a morire, spesso senza un vero perché.
Ciao Alessandro :)
EliminaWow, sei un killer, allora! Certamente scegliere di chiudere un blog non è cosa facile ed è anche vero che spesso ci imponiamo dei paletti che ci limitano non poco.
Ecco, se dovessi decidere di aprire un altro blog vorrei potermi sentire più libera. Parlare di passioni che esulano dal mio lavoro. Un modo diverso di presentarmi ai lettori.
Non trovo inquietante la morte del blog, poiché come diceva George Harrison, Everything Must Pass.
RispondiEliminaLa morte del blog è inquietante solo se diventa un vicolo cieco, un momento oltre il quale c'è il nulla.
Ma si cresce, si cambia, si passa a fasi successive.
Quanto alla fase nella quale si trova attualmente il mio blog... non so quale sia, ma credo sia la migliore possibile, in questo momento.
Ciao Davide,
Eliminadirei che hai centrato il punto. È quando si parla di morte fine a se stessa che mi inquieto. Insomma, mi piace pensare che tutto segua una sorta di continuità.
E dici bene, "All things must pass" ma non è detto che sia così ;)
Ciao, Cristiana. Non trovo che la tua sia una riflessione astrusa, anzi. La trovo vicina a un certo mio modo di ragionare. L'ho trovata interessante! Una buona idea scriverci un post.
RispondiEliminaCiao Lucia,
Eliminati ringrazio.
Non mi aspettavo che questo post avesse un riscontro così positivo, ma ne sono davvero felice.
Nella mia corta carriera, divisa in due momenti lontani quasi cinque anni, credo di averne uccisi almeno 5: Gli alcolici di Zoumbai, la via dei MiG, un'altra roba di cui non ricordo il titolo (stavano tutti e tre su splinder); su blogspot La bottega di Sfregia e le Cronache dei disadattati. Ma forse su splinder erano di più. Ho un discreto ruolino di servizio come cecchino.
RispondiEliminaUn killer e un franco tiratore. Mica male i lettori di QuiCopy ;)
EliminaA parte gli scherzi, sono curiosa di scoprire qualcosa del nuovo progetto a cui hai accennato tempo fa... sarà lunga l'attesa?
Sì, ci vorrà un po': per organizzare i partecipanti, definire l'aspetto del tutto e accumulare un po' di materiale per poter postare senza l'ansia di scrivere come dannati. Penso un paio di settimane, forse più.
EliminaBene, allora aspetterò ;)
EliminaSono incantato dalle tue riflessioni, le trovo profonde e stimolanti e sopratutto fonte di ispirazione. Mi fai guardare con un'altra ottica le perplessità che (come penso accada a molti) a volte mettono in discussione il proprio progetto rischiando di farlo naufragare.
RispondiEliminaCiao Davide,
Eliminati ringrazio.
Le perplessità credo siano parte del gioco e che, anzi, aiutino a sviluppare i progetti migliorandoli. Io stessa mi sto ponendo molte domande e sto cercando di definire al meglio il mio nuovo progetto.
A volte, riflettere e cambiare punto di vista può essere d'aiuto.