giovedì 11 aprile 2013

Il ciclo di vita di un blog

Quella che sto per fare oggi è un'affermazione che, probabilmente, farà storcere il naso a molti di voi. Riflettendo sulla natura del blog come mezzo di comunicazione mi sono ritrovata a pormi qualche domanda che va oltre la mera apparenza. Posto che esso nasca dall'esigenza o dall'intenzione del suo autore, come si sviluppa poi la sua esistenza? Qual è la storia di un blog, se di storia possiamo parlare? Con il post di oggi cercherò di raccontarvi cosa ho capito ragionando su questi punti.



Il blog è un organismo vivente

Il blog, come ogni creazione umana, può essere inteso alla stregua di un organismo vivente. Esso, infatti, nasce, cresce, si riproduce, invecchia e muore. Una serie successiva di fasi alle quali ritengo esso sia sottoposto e che me l'hanno fatto immaginare così come sto per descrivervelo.

Questa idea, come vi ho svelato, è nata quasi per caso, durante una delle mie numerose riflessioni. E se ho deciso di condividerla con voi è perché ritengo non solo che abbia una sua logica, ma che possa rivelarsi davvero utile per i blogger. In sostanza quello che ho fatto è partire dall'idea che il blog sia un essere in perenne evoluzione, indagandone le fasi di vita. A cosa è servito? A comprendere meglio il senso di quello che sto facendo, a scoprire come tenere in vita la mia creatura, assumendomi la responsabilità che sta alla base dell'impegno preso.


Le fasi di vita di un blog

Senza perdermi in inutili preamboli procedo illustrandovi le 5 fasi di vita di un blog e quello che penso rappresentino. In un post successivo, invece, cercherò di capire come muoversi in ognuno di questi momenti.

#1 – Nascita

Il blog nasce certamente da un'idea, un'intuizione, che si trasforma in progetto. Senza di esso il rischio è che si dia vita ad un essere caotico e dispersivo, senza uno scopo che lo guidi. Proprio come un neonato, anche il blog emette i suoi primi vagiti con forza. Spesso, però, manca la convinzione, la consapevolezza di quanto si sta facendo. Questi sono i primi momenti di vita di un blog, quelli più agitati e convulsi. Mantenere la calma non è semplice, i timori e le insicurezze cercano di depistarci. Ma basta respirare e osservare la propria creatura muovere i primi passi per capire che ne vale la pena.

#2 – Crescita

Per fare in modo che il blogging sia appagante dobbiamo vedere il nostro spazio web come qualcosa soggetto al miglioramento. Questa è la fase della crescita di un blog, quella in cui le idee iniziali prendono forma, si concretizzano trovando vigore grazie all'aumentata consapevolezza. Perché riflettendoci ho capito che far crescere un blog significa prenderne coscienza, ascoltare i lettori e inglobarli nel nostro progetto. Un momento in cui come blogger iniziamo a sentirci soddisfatti degli sforzi che affrontiamo. È la fase dei primi riscontri, ma anche delle delusioni. Non esiste crescita senza la critica. E dobbiamo imparare ad ascoltarla e a sfruttarla come leva per migliorare.

#3 – Riproduzione

Con questo termine intendo lo sviluppo di un blog, ovvero quella fase in cui capiamo che migliorare non è sufficiente. Certo, aiuta a crescere ma non basta. Per maturare un blogger deve darsi nuovi obiettivi, trovare nuovi cammini da percorrere. La parola d'ordine in questa fase è sperimentazione. Una volta ottenuta la fiducia dei lettori e la credibilità necessaria ai loro occhi, quello che dobbiamo fare è metterci in gioco sul serio. Rendere il blog il luogo in cui esprimere noi stessi e le nostre idee. È questo il momento di scavare in profondità, di abbandonare la superficie e di fare dell'autoanalisi la nostra forza. Il blog, infatti, si riproduce – e, quindi, si sviluppa – quando abbandona le fasi acerbe di vita per entrare in una nuova dimensione, dove la consapevolezza si unisce alla sperimentazione.

#4 – Invecchiamento

Questa credo rappresenti la fase migliore di un blog, quella a cui ognuno di noi dovrebbe tendere. Finito il rodaggio, infatti, il nostro blog è maturo e può spiccare il volo. Non dico che un blogger possa fermarsi e vivere di rendita, godendo delle fatiche trascorse. Anzi, la vecchiaia di un blog penso rappresenti quella fase in cui l'autore ha ormai compreso e acquisito tutta una serie di nozioni ed esperienze che gli permettono di fare un ulteriore salto di qualità. Le sue azioni non sono più semplici esperimenti, ma scelte consapevoli che muovono dalla padronanza che ha acquisito nel tempo. Ecco che questo si concretizza come un momento di maturità e non, come si potrebbe pensare, di declino.

#5 – Morte

Capita spesso di leggere articoli su questo argomento: la morte di un blog. A volte ci sono autori che scelgono di porre fine a un loro progetto, così il blog smette di vivere. Riflettendoci ho capito che questa fase coincide sempre con la volontà del blogger. Un momento in cui tutto finisce. Non contano più gli obiettivi iniziali, i traguardi raggiunti, le critiche o gli apprezzamenti. Il blog muore, nessun aggiornamento a farlo respirare di nuovo. Ecco, questa è una fase che mi inquieta ma, allo stesso tempo, mi fa capire che il blog è davvero un organismo vivente. Tutto nasce e finisce, passando attraverso un percorso fatto di momenti, di successi e di fatiche. Lo stesso vale per il blog, un essere che dipende unicamente dalla volontà del suo creatore che può trasformarlo a proprio piacimento.


Conclusioni

Sono quasi certa che, dopo aver letto questo post, vi chiederete come possano nascere certe riflessioni. Credetemi, anch'io mentre pensavo mi stupivo di ciò che mi si parava di fronte. Sapete perché ho scritto questo post? Certamente non per apparire folle ai vostri occhi, o per fare sfoggio delle macchinose costruzioni della mia mente. Il motivo è un altro.

Questo articolo è una sorta di inno alla vita a sostegno del blog. Una creatura che, come abbiamo visto, dipende da noi, dalle nostre idee e intenzioni. Quello che vorrei fare, quindi, è lanciare un appello affinché non si parli più di morte dei blog. Perché se è vero che siamo noi a decidere le sorti di queste creature, è anche vero che possiamo trovare loro una nuova collocazione, una nuova dimensione in cui iscriversi.


Letture consigliate

Ecco un'interessante riflessione, a cura di Daniele Imperi, relativa alla morte dei blog. Un guest post, pubblicato su Il Piacere di Scrivere, che indaga le ragioni per le quali questi mezzi di comunicazione non moriranno mai.


E voi, cosa ne pensate?

Siete d'accordo sull'idea del blog come organismo vivente? Cosa vi convince di questa visione? E cosa, invece, vi trova in disaccordo?

20 commenti:

  1. Incredibile Cri! Sono più che d'accordo con te. Io al momento sono nella fase 2, ma sai cosa mi ha stupita? Leggendo questo post mi sono ricordata che il progetto del mio blog ha avuto una fase di "gestazione" di circa 9 mesi, infatti quando poi è "nato" ho scritto che è stato un parto. Il mio blog è la mia creatura. Folle visione? A quanto pare mica tanto :-)

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    1. Ciao Simo!
      Mi fa piacere sapere di non essere così folle :)

      Una fase prodromica di 9 mesi mi pare accettabile, dopo tutto. Sono convinta che la progettazione sia importantissima per un blog.

      Oddio, io non saprei in che fase sono. Ancora in bilico tra la nascita e la crescita, penso. Sì, decisamente :)

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  2. Anche io non ho pensato in che fase potrei essere, ma l'ultimo punto è quello che mi piace meno perchè trovo molto triste e anche un pò "angosciante" (senza esagerazione) l'abbandono delle cose, ma anche dei luoghi (provo la stessa cosa nel vedere i ruderi, o le costruzioni fatiscenti)... però mi fermo, altrimenti vado fuori argomento! ;)

    ciao!

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    1. Ciao Chiara!

      Condivido in pieno. Anch'io ho qualche difficoltà ad accettare che le cose finiscano, che vengano abbandonate. Per questo nel post di giovedì prossimo cercherò di capire come muoversi in ognuna di queste fasi. L'obiettivo è anche quello di trovare alternative alla morte di un blog.

      Grazie della visita :)

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  3. Bel post, ho sempre visto il blog come una creatura che vive delle energie del blogger. Attualmente sono nella fase uno e confesso che vedere le fasi successive è poco rassicurante ;)

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    1. Ciao Greta,
      grazie mille :)

      Ma no, dai, tranquilla. Secondo me il blogging è un'esperienza appagante che certamente si nutre di dubbi e insicurezze, ma che offre enormi soddisfazioni. Quindi goditi la prima fase di vita del tuo blog e vedrai che le altre saranno in discesa!

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  4. Il post e anche le riflessioni sono più che interessanti, brava.

    Io, senza modestia, penso di essere alla fase 3, così almeno mi pare.

    Un blog morirà per forza di cose, se non altro per la morte del suo blogger :D Senza scendere nel macabro, ci possono essere tanti motivi per chiuderlo.

    Penna blu chiuderà un giorno, non mi figuro all'età di 90 anni a riempire ancora un calendario editoriale.

    Fra qualche settimana uscirà un mio post su come resuscitare un blog morto o che sta morendo. Tumedei, da un po' di tempo sembri leggermi nel pensiero e la cosa m'inquieta un po' :D

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    1. Grazie, Imperi.

      Beh, ti stai riproducendo, bravo! :D

      Sulla visione macabra hai ragione, non ci avevo mica pensato. In realtà credo esistano delle alternative e giovedì prossimo saprai quali.

      E fai bene a inquietarti... te l'avevo detto: sarò un incubo per te! :D

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  5. Articolo molto azzeccato e veritiero!

    Io di blog ne ho già "uccisi" due, uno era piccolino e decisamente amatoriale. L'altro, immediatamente precedente all'attuale Plutonia Experiment, era invece un signor blog. Però, complice la scadente piattaforma a cui si appoggiava (livejournal) sono arrivano infine alla decisione di chiuderlo, rinunciando a 1300 visitatori quotidiani, per ricominciare da zero, o quasi.

    Ma la fase vitale più importante di un blog è quella di trasformazione, in cui i rigidi paletti che ci autoimponiamo non bastano più. E credo che a questo punto sia bello e istruttivo variare, sperimentare.
    A volte ci limitiamo da soli e per stupide fisse mentali. Per questo molti blog vanno a morire, spesso senza un vero perché.

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    1. Ciao Alessandro :)

      Wow, sei un killer, allora! Certamente scegliere di chiudere un blog non è cosa facile ed è anche vero che spesso ci imponiamo dei paletti che ci limitano non poco.

      Ecco, se dovessi decidere di aprire un altro blog vorrei potermi sentire più libera. Parlare di passioni che esulano dal mio lavoro. Un modo diverso di presentarmi ai lettori.

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  6. Non trovo inquietante la morte del blog, poiché come diceva George Harrison, Everything Must Pass.
    La morte del blog è inquietante solo se diventa un vicolo cieco, un momento oltre il quale c'è il nulla.
    Ma si cresce, si cambia, si passa a fasi successive.
    Quanto alla fase nella quale si trova attualmente il mio blog... non so quale sia, ma credo sia la migliore possibile, in questo momento.

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    1. Ciao Davide,
      direi che hai centrato il punto. È quando si parla di morte fine a se stessa che mi inquieto. Insomma, mi piace pensare che tutto segua una sorta di continuità.

      E dici bene, "All things must pass" ma non è detto che sia così ;)

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  7. Ciao, Cristiana. Non trovo che la tua sia una riflessione astrusa, anzi. La trovo vicina a un certo mio modo di ragionare. L'ho trovata interessante! Una buona idea scriverci un post.

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    1. Ciao Lucia,
      ti ringrazio.
      Non mi aspettavo che questo post avesse un riscontro così positivo, ma ne sono davvero felice.

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  8. Nella mia corta carriera, divisa in due momenti lontani quasi cinque anni, credo di averne uccisi almeno 5: Gli alcolici di Zoumbai, la via dei MiG, un'altra roba di cui non ricordo il titolo (stavano tutti e tre su splinder); su blogspot La bottega di Sfregia e le Cronache dei disadattati. Ma forse su splinder erano di più. Ho un discreto ruolino di servizio come cecchino.

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    1. Un killer e un franco tiratore. Mica male i lettori di QuiCopy ;)

      A parte gli scherzi, sono curiosa di scoprire qualcosa del nuovo progetto a cui hai accennato tempo fa... sarà lunga l'attesa?

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    2. Sì, ci vorrà un po': per organizzare i partecipanti, definire l'aspetto del tutto e accumulare un po' di materiale per poter postare senza l'ansia di scrivere come dannati. Penso un paio di settimane, forse più.

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  9. Sono incantato dalle tue riflessioni, le trovo profonde e stimolanti e sopratutto fonte di ispirazione. Mi fai guardare con un'altra ottica le perplessità che (come penso accada a molti) a volte mettono in discussione il proprio progetto rischiando di farlo naufragare.

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    1. Ciao Davide,
      ti ringrazio.

      Le perplessità credo siano parte del gioco e che, anzi, aiutino a sviluppare i progetti migliorandoli. Io stessa mi sto ponendo molte domande e sto cercando di definire al meglio il mio nuovo progetto.

      A volte, riflettere e cambiare punto di vista può essere d'aiuto.

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