venerdì 5 aprile 2013

L'aggettivo – Guida alla grammatica Italiana di Base

Proseguiamo la nostra Guida alla Grammatica Italiana di Base dedicandoci all'analisi dell'aggettivo. Nelle scorse settimane abbiamo affrontato i temi legati alla fonologia, al verbo e al sostantivo. Oggi, invece, faremo il punto su una parte del discorso piuttosto utile e strategica per chiunque si occupi di comunicazione e scrittura.



L'aggettivo, classificazioni principali

L'aggettivo ha il compito di aggiungersi ad un nome per indicarne in modo più preciso una qualità o un modo di essere. Nella lingua italiana esistono 5 gruppi principali di aggettivi:
  1. qualificativi, che indicano una qualità del sostantivo a cui si riferiscono (es. bello, brutto, straordinario);

  2. determinativi, che determinano il nome a cui sono legati, mettendolo in relazione con chi parla, chi ascolta o altre cose/persone note (es. mio, nostro, certo);

  3. derivati, che derivano da altri aggettivi o nomi (es. poetico, americano, incapace);

  4. alterati, che si formano impiegando gli stessi suffissi usati per i sostantivi alterati (es. cattivello, sempliciotto, caruccio);

  5. composti, che nascono dall'unione di due aggettivi o di un aggettivo e un prefisso (es. italo-francese, agrodolce, sacrosanto).


Genere e numero degli aggettivi

Per quanto concerne genere (maschile/femminile) e numero (singolare/plurale) gli aggettivi seguono le stesse regole dei sostantivi. Credo, però, sia opportuno precisare 2 casi particolari:
  • gli aggettivi che terminano in -i, -u oppure consonante restano sempre invariati (es. pari, zulù, snob);

  • gli aggettivi composti formano il femminile e il plurale solo nella seconda parte (es. regole sacrosante, supporti audiovisivi).

La regola fondamentale dice che gli aggettivi concordano in genere e numero col sostantivo a cui si riferiscono. Ma cosa accade se sono legati a più nomi? In questo caso esistono 2 possibilità:
  1. se si tratta di nomi dello stesso genere, allora l'aggettivo verrà indicato al plurale mantenendo il genere dei nomi (es. Mio padre e suo fratello sono incorreggibili);

  2. se, invece, i nomi sono di diverso genere, l'aggettivo al plurale sarà sempre maschile (es. Mio nipote e sua cugina sono graziosi).


I gradi dell'aggettivo

I gradi dell'aggettivo servono a indicare con maggiore precisione il livello della qualità posseduta da un sostantivo. Nella lingua italiana, questi sono suddivisi in 3 gruppi.

#1 – Aggettivi di grado positivo

Questi sono gli aggettivi qualificativi normali, quelli che utilizziamo di solito. Come ad esempio bravo, stupido, felice.

#2 – Aggettivi di grado comparativo

Queste costruzioni servono per fare un paragone tra due sostantivi e un aggettivo (es. Marco è più alto di Luca) oppure tra due aggettivi e un nome (es. Andrea è più simpatica che bella).
Di seguito, vi illustrerò gli schemi per la loro costruzione.

Comparativo di maggioranza
SOSTANTIVO + PIÙ + AGGETTIVO + DI + SOSTANTIVO
(es. Maria Grazia è più capace di Claudia)

SOSTANTIVO + PIÙ + AGGETTIVO + CHE + AGGETTIVO
(es. Fabrizio è più avventato che prudente)

Comparativo di minoranza
SOSTANTIVO + MENO + AGGETTIVO + DI + SOSTANTIVO
(es. Maria Grazia è meno capace di Claudia)

SOSTANTIVO + MENO + AGGETTIVO + CHE + AGGETTIVO
(es. Fabrizio è meno avventato che prudente)

Comparativo di uguaglianza
SOSTANTIVO + TANTO + AGGETTIVO + QUANTO + SOSTANTIVO
(es. Maria Grazia è tanto capace quanto Claudia)

SOSTANTIVO + AGGETTIVO + QUANTO + AGGETTIVO
(es. Fabrizio è avventato quanto prudente)

#3 – Aggettivi di grado superlativo

Gli aggettivi di grado superlativo sono a loro volta suddivisibili in 2 sottogruppi:
  • Superlativo relativo, che serve a fare un paragone tra un sostantivo e tutti gli altri che rientrano in una determinata categoria (es. Mattia è il ragazzo più determinato di tutto il gruppo).

  • Superlativo assoluto, che indica il massimo grado di qualità di un aggettivo, senza nessun limite o confronto (es. Simonetta è la migliore).


Gli aggettivi numerali

Sono detti numerali quegli aggettivi che indicano una qualità numerica. Ancora una volta è possibile distinguere le parole appartenenti a questo gruppo in 6 categorie. Quindi parleremo di aggettivi numerali:
  1. cardinali, ovvero i numeri (es. dieci, duemila, quindici);

  2. ordinali, che indicano il posto occupato in una serie o in una successione (es. primo, trentesimo, centesimo);

  3. moltiplicativi, che ci dicono quante volte una quantità che conosciamo si moltiplica (es. semplice, triplo, quadruplo);

  4. distributivi, specificano meglio come si distribuiscono nello spazio e nel tempo le parti di un numero (es. a due a due, dieci per ciascuno);

  5. frazionari, fanno riferimento a una frazione numerica (es. sei quinti, diciotto ottavi);

  6. collettivi, indicano un numero considerato come fosse un insieme (es. entrambi). 

     

Letture consigliate

Potete approfondire l'analisi dell'articolo nella lingua italiana leggendo questo bel post di Roberta Zanella che dal suo Copywriter Input Blog ci parla del difficile rapporto creativo che lega insieme sostantivo e aggettivo.



E voi, cosa ne pensate?

Avete mai fatto attenzione a quanti aggettivi utilizzate mentre scrivete o parlate? Li impiegate in modo corretto o credete che potreste evitarli?

5 commenti:

  1. Secondo me, gli aggettivi sono indispensabili, purché non se ne abusi.

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    1. Ciao Davide,
      è vero gli aggettivi sono una parte del discorso fondamentale. Imparare ad utilizzarli nella giusta maniera non è facile. Il rischio è sempre quello di non dosarli nella giusta maniera, finendo per creare liste interminabili e poco convincenti.

      Grazie della visita, a presto!

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  2. Dicono molti che bisogna stare attenti a quanti se ne usano. Mi rendo conto che spesso, se non sempre, ne uso molti. Qualche volta ne tolgo qualcuno, se davvero è necessario.

    Secondo me l'aggettivo deve essere sempre usato quando è utile. Ricordo di aver letto da qualche parte che Jack London faceva la guerra agli aggettivi. In effetti la sua scrittura è abbastanza diretta, secca, manca di abbellimenti ma colpisce ugualmente. Cormac McCarthy ne usa parecchi, ma scrivendo da Dio riesce a non farli pesare.

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    1. Guarda Imperi, con me sforndi una porta aperta! :D
      Sono una fanatica dell'aggettivazione tanto che spesso mi perdo e finisco per esagerare. Non saprei dirti quale sia la misura ottimale. Probabilmente è in fase di revisione che ci si rende conto se gli aggettivi utilizzati sono troppi.

      Secondo me il rischio è che appesantiscano la lettura, rendendola poco armoniosa. Un altro problema è quello di attingere sempre allo stesso ventaglio di termini. Dici bene tu: l'aggettivo va usato quando è utile e, mi permetto di aggiungere, quando davvero è efficace, quando rispecchia appieno la nostra idea. A me capita spesso di non trovare il giusto aggettivo, di dover cercare fra le pagine del dizionario. Ma io sono piena di limiti, dunque la cosa non mi stupisce affatto!

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    2. Sì, deve essere efficace. Anche io tendo a toglierne qualcuno in revisione e consulto molto spesso i sinonimi.

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