Un
guest post di Roberto Savino
La
società sta cambiando e con essa i gusti dei consumatori, i loro
stili di vita.
Condizionati
dall’evoluzione dell’ambiente che li circonda e dai continui
progressi nello stato della tecnica i consumatori avvertono nuove
esigenze, cercano nuovi beni in grado di soddisfare i propri
bisogni.
Sfida
ardua quella cui sono chiamate le imprese.
Il
tutto avviene ad un ritmo incessante, a tratti insostenibile e il
rischio è quello di essere trascinati dagli eventi, diventando
spettatori inermi.
In
un simile contesto è necessaria flessibilità, efficienza,
differenziazione; quando tutti gli schemi saltano la parola chiave è:
CREATIVITÀ.
Non basta soddisfare i bisogni esistenti; la sfida che siamo chiamati
ad affrontare e di crearne di nuovi.
Il
discorso non vale solo per le imprese ma ricomprende tutti gli
operatori che abitano il mondo del lavoro. Così come l’impresa
vende i suoi prodotti, e per farlo ha bisogno di promuoverli e
pubblicizzarli, allo stesso modo noi vendiamo la nostra immagine.
Siamo
noi il prodotto da promuovere.
Siamo
imprenditori di noi stessi.
Il
nostro compito è fare in modo che il consumatore avverta il bisogno
di “acquistarci”. Dobbiamo essere la soluzione di un suo
problema: soddisfare un suo bisogno. Dobbiamo essere artefici del
nostro destino; spetta a noi gestire capacità e competenze per
essere in grado di cogliere le opportunità che si celano dietro
l’angolo o trasformare in possibilità di successo le minacce
sempre in agguato.
Ma
in base a cosa il consumatore orienta i propri acquisti? Cosa spinge
le persone ad interagire con noi e non con altri?
Nel
promuovere un prodotto non si può prescindere dalle risposte a
questi interrogativi.
Passeggiando
per il centro di una città possiamo osservare numerosi negozi; ci
fermiamo a guardare le vetrine ma solo in alcuni entriamo, a seconda
delle nostre esigenze; se abbiamo fame entriamo in un ristorante, se
vogliamo comprare dei vestiti in un negozio di abbigliamento.
Ma
cosa ci spinge ad entrare in un ristorante piuttosto che in un altro?
Probabilmente
perché è ben apparecchiato, di bell’aspetto ed è affollato.
Questo mi fa presumere che sia di qualità e che si mangi bene.
L’aspetto, il modo in cui il locale si presenta spingono ad
entrarci.
Ebbene
il nostro profilo è come un ristorante, soltanto se ben
apparecchiato attira clienti.
Basta
un occhiata affinché il nostro interlocutore si faccia un’idea di
chi siamo.
In
questo contesto assume rilievo la nostra immagine intesa non
quale mera foto del profilo ma quale “ritratto” interiore ed
esteriore di chi
siamo. La foto mostra
il nostro aspetto, ma è la descrizione che diamo di noi, il modo in
cui scriviamo, cosa scriviamo che estrinsecano il nostro modo di
essere e ci differenzia dagli altri. Dagli argomenti trattati si
evincono i nostri interessi. Ad esempio io non potrei mai scrivere
articoli sul tennis perché non è lo sport che preferisco, non lo
conosco a fondo. E quand’anche lo facessi sarebbe il risultato di
un copia/incolla spudorato. Potrei però scrivere di calcio, la mia
passione più grande. E qui si noterebbe la differenza. Non mi serve
scopiazzare articoli altrui perché mi riuscirebbe tutto spontaneo.
Diventa
pertanto importante costruire in modo accurato ma allo stesso tempo
veritiero la nostra reputazione sul web. Bastano poche parole
per attirare l’attenzione dei lettori, una frase o semplicemente
una parola che siano rappresentative di noi stessi, che rimangano
impresse nella mente delle persone, attirando la loro attenzione.
Questo
articolo è il risultato di una di una mia riflessione su alcune
email che mi arrivano da Twitter.
Mi
vengono suggerite delle persone che potrei seguire. Spesso la lista è
lunga e allora cerco di selezionarle. Inevitabilmente guardo la foto
del profilo e subito dopo la loro descrizione. In base a questo
scelgo chi seguire e chi no e immagino che lo stesso facciano gli
altri quando “incappano” nel mio profilo.
Il
social network in questione non ci permette di essere prolissi nel
descriverci e nel twittare. Solo poche parole e in base ad esse
raccontiamo noi stessi. Proprio così! Ognuno di noi ha una storia
da raccontare, si tratta solo di farlo nel miglior modo
possibile.
In
fondo “un libro si giudica dalla copertina”.
Personalmente
non utilizzo criteri particolari di scelta, mi affido all’istinto,
alle emozioni che un profilo, così come costruito, suscita in me.
Proprio
ieri visitandone uno sono rimasto colpito da una frase.
Recitava
così: “Se vuoi seguirmi fai pure ma sappi che non conosco la
strada” (cit. Paolo Iabichino).
Ovviamente
il criterio di scelta è puramente soggettivo, spesso empatico;
probabilmente altri avrebbero ignorato ciò che è stato un fattore
determinante per la mia scelta.
Per
la serie: “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Come si costruisce un profilo che attiri l’attenzione delle persone?
Ci sono diversi modi per crearne uno appetibile e alcune regole base molto utili. Ma da un punto di vista emozionale io credo che la regola migliore e più semplice da seguire sia essere se stessi con i propri pregi e difetti, con i propri interessi e passioni. Credo sia questo il principale fattore di differenziazione.
In
fondo non siamo dei robot. Quando leggiamo qualcosa è perché ci
emoziona. Ed emozionare è proprio quello che dobbiamo fare.
Soltanto
dopo aver composto la nostra storia scegliamo una copertina che
attiri il lettore, ma soprattutto in grado di rappresentarne il
contenuto.
Letture consigliate
Per
approfondire questo tema vi consiglio di leggere l'articolo: “6
comandamenti per gestire la tua reputazione online”, di Cinzia
Di Martino.
E voi, cosa ne pensate?
Voi
quale copertina avete deciso di indossare? E quali criteri seguite (o
mi consigliereste di seguire) per orientare le vostre scelte?
Il guest blogger
Roberto
Savino. Sin da piccolo la mia passione più grande, il mio primo
amore è stato il calcio. Riguardando le mie vecchie foto non ne ho
trovata una in cui non fossi in compagnia di un pallone. Ed ancora
oggi non posso farne a meno. Amo lo sport e praticarlo, non solo
guardarlo in tv. I mie interessi non si limitano però soltanto a
questo. In generale sono molto curioso, ho molti interessi, ma sono
anche molto pigro.
Scrivo
per hobby, sempre alla ricerca dell’ispirazione giusta.
Più che altro è un modo per informarmi; per scrivere articoli
attendibili devo prima leggere ed apprendere. La mia esperienza sul
web è recente e ho ancora molto da imparare anche se credo di poter
migliorare. Mi piace osservare il comportamento delle persone, capire
ciò che ci spinge ad agire in determinati modi,ciò che orienta le
nostre scelte; studiando economia poi non posso prescindere da
questo.
Essere se stessi è la via migliore per mostrarsi nel web. Nel mio profilo, nella pagina Chi sono del blog, ho scritto una pagina che possa essere informativa al massimo su ciò che mi piace e che è ovviamente inerente al blog.
RispondiEliminaSu twitter mi baso anche io sulla prima impressione che mi dà la descrizione, deve colpirmi, ma in questo caso tutto è soggettivo.
Ciao Daniele,
Eliminaanch'io nel blog ho una sezione dedicata e potendo gestire gli spazi risulta tutto più semplice. Purtroppo Twitter è un social di poche parole e allora ognuna di esse può diventare importante.