martedì 7 maggio 2013

Scrivere: imparare a muovere emozioni con le parole

Un guest post di Irene Ferri
 

Chi utilizza la scrittura per comunicare, si sa, vuole muovere animi, creare emozioni. Il lavoro dello scrittore, che nel senso pieno del termine è l’artigiano esperto dei vari registri stilistici per veicolare dei messaggi, è appunto scegliere le parole e le forme espressive più adatte al contesto, sia questo commerciale, tecnico, artistico, o altro.


Per ottenere una corretta comunicazione, occorre sapere che cosa si vuole dire e sapere come dirlo. E’ questo il lavoro più importante, che ha come substrato anni di studi, letture, esercizio e anche una buona capacità di negoziazione e di intelligenza sociale.

Scrivere sul web vuole dire provocare un’eco a volte molto lunga. L’intento della scrittura può essere esprimere un sentimento, vendere un prodotto o descrivere le caratteristiche di un servizio; l’attenzione costante, in ogni caso, deve essere attirare l’attenzione di chi legge e creare il suo interesse, stimolare la curiosità. Il primo ad essere curioso dev’essere lo scrittore. E la sua curiosità deve essere prettamente un fatto umano, non monetizzabile. Deve essere un interesse genuino per le storie ed i vissuti, per le sensazioni e le emozioni. Lo scrittore sa che se sceglie una parola al posto di un’altra tocca corde differenti e provoca una vibrazioni differenti.

Si arriva a sentire “di pancia” quali parole usare in ogni contesto. Ma l’arte, che sicuramente è parte di una particolare sensibilità, può essere affinata con la disciplina, l’esercizio, l’uso di giochi, metafore, figure retoriche. Un ottimo esercizio che consiglio a chi voglia sperimentarsi nel diventare professionista della comunicazione scritta è il gioco con le parole. Si tratta di un’eccellente attività in grado di accrescere l’elasticità mentale ed affinare l’eleganza espressiva, oltre che a stimolare l’uso di un vocabolario vasto e l’adozione di sinonimi (che personalmente trovo un’attività molto importante e non sempre così semplice, specialmente nel caso di settori molto tecnici).

Ho provato a creare una storia utilizzando solamente parole che iniziassero con la lettera “S”. Il risultato lo puoi leggere qui.

Sentimenti stanchi scalpitavano sui sassi. Si sentivano solo strida, sospiri, sussurri. Scultori sviliti sapevano sopportare soltanto sognando. Scolpivano storie sussurrate. Semplice, strana sera solitaria, sospirata su seni sassosi”.

Funziona? Facciamo un’analisi. La generazione di senso è rispettata. Un certo lirismo c’è. L’obiettivo è quello di rendere l’esercizio il più aderente possibile ad una storia raccontata. E’ l’ideale per stimolare l’utilizzo dei sinonimi. Ed è anche ottimo per esercitare la sintesi. Prova a costruire una storiella simile cambiando le parole scelte e cercando di rispettare un senso. Usa la lettera che più ti piace. Tieni le frasi corte, per dare l’impressione di “pennellare” sfumature. Più che dare un senso compiuto, importa l’impressione generale, l’atmosfera poetica che sei in grado di riprodurre.

Chi vuole provare a giocare con le parole e con la costruzione di un senso deve padroneggiare lo strumento linguistico e arricchire continuamente il suo vocabolario. Qual modo migliore per farlo, se non giocando?



Letture consigliate

Ti consiglio il post di Daniele Imperi, che ti aiuta ad approfondire il ruolo dello scrittore, a fare esperimenti ed esercizi: Alimenta-la-tua-scrittura


E voi, cosa ne pensate?

Vi voglio sentire! Cosa pensate dell’esercizio che ho proposto? Ne avete altri? O magari avete un mantra o una frase ispiratrice che vi aiuta a sbloccare la creatività? 


Il guest blogger

Irene Ferri - Sono nata con la scrittura nel sangue e ho imparato prestissimo a mettere i pensieri su carta. Il resto è stato studio, pratica, disciplina, esercizio. Con gli anni, le esperienze e le conoscenze ho acquisito competenze di marketing, comportamenti di consumo, psicologia dei gruppi, atteggiamenti. L’amore per la tecnologia, per il web e una curiosità innata verso tutto quello che è nuovo e sociale hanno fatto il resto. 

Il mio progetto si chiama Come Si Scrive e vuol essere una guida alla scelta delle parole e dei registri stilistici adatti all’occasione o al target destinatario della comunicazione. Posso insegnare a farlo o farlo io stessa. Il resto è storia che vorrei costruire con serietà, professionalità e un occhio alla socialità.



Photo credit: melodi2 (stock.xchng)

3 commenti:

  1. Sono d'accordo sul fatto che chi scrive deve saper generare emozioni e che non basta scrivere, ma saper come scrivere un concetto, altrimenti l'emozione resta bloccata o inibita.

    Qualche settimana fa ho scritto anche io in un blog che seguo un mini racconto tutto con parole che iniziano per S :)

    Non ho frasi o citazioni che sbloccano la mia creatività, o meglio capita che usi certe citazioni per integrarle in quello che scrivo e spesso mi hanno dato spunto per approfondire quello che dovevo scrivere.

    Una cosa importante della scrittura è riuscire a scrivere di A partendo da B: saper collegare concetti, pensieri, anche se all'apparenza non hanno nulla in comune.

    PS: curioso, domani Irene è ospite da me :D

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    1. Interessante l'ultimo concetto di cui parli: scrivere di A partendo da B... credo che questa sia una dote, un'abilità piuttosto rara. Quando c'è, però, può fare la differenza. Non solo nella scrittura, ma anche nella vita.

      Sì, ho letto sabato che anche tu ospiterai Irene. Aspetterò di leggere il suo contributo su Penna blu.

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  2. Ciao Daniele, è un piacere ritrovarti :)
    La S deve essere una di quelle lettere factotum, che si adattano a tutti i contesti :)

    E' la struttura della nostra mente a chiedere l'emozione, che viene generata per mezzo delle immagini. E' un principio fondamentale nel campo delle vendite e del marketing.

    Un buon scrittore deve essere in grado di dare pennellate più o meno decise per mezzo delle parole e ricreare la sensazione.

    Non è facile, ma lettura ed esercizio costanti (anche riproduttivo) sono fondamentali per chi utilizzi la scrittura come mezzo di comunicazione.

    A domani Daniele e grazie del tuo intervento di qualità (come sempre)!

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