venerdì 23 novembre 2012

Verbi ausiliari: come scegliere quello giusto

Ecco il post con cui inauguriamo la rubrica Pillole di Grammatica, una delle sezioni più importanti ed utili di QuiCopy. Ogni redattore che si rispetti deve saper utilizzare bene la lingua che impiega per comunicare, non solo dal punto di vista stilistico. La grammatica, infatti, rappresenta un prerequisito essenziale che va soddisfatto e curato.


Possederne il controllo totale è il modo migliore per essere certi di produrre contenuti efficaci e chiari. Ecco, allora, la ragione per cui nasce questa rubrica: un tentativo di illustrare, secondo modalità esplicative vicine alle metodologie didattiche tradizionali, i temi chiave della grammatica italiana, analizzandone anche le criticità.

Per questo motivo, oggi cercheremo di capire come impiegare correttamente i verbi ausiliari, due alleati preziosi della nostra lingua che, spesso, sono causa di errori imperdonabili e dubbi irrisolvibili.


Prima di iniziare, è bene chiarire che la grammatica italiana comprende due verbi ausiliari: essere ed avere. Come il loro nome lascia intendere, essi vengono impiegati nella creazione dei tempi composti dei verbi. Insomma, fungono da supporto proprio in quelle costruzioni, come il passato prossimo o il congiuntivo imperfetto, che diversamente non avrebbero significato compiuto.

Spesso, a lingua italiana è disciplinata da semplici e chiare regole, utilissime per comprenderne le dinamiche fondamentali (basti pensare alla filastrocca “are, ere, ire l'h fan fuggire!”che ci insegnavano alle elementari).
Nel caso dei verbi ausiliari, però, esistono moltissime eccezioni e casi particolari, da cui dipendono non poche difficoltà di utilizzo.

Iniziamo vedendo quali sono le 3 regole di base applicabili ai verbi ausiliari.

  1. Per formare i tempi composti dei VERBI RIFLESSIVI si usa l'ausiliare ESSERE (quindi diremo: mi sono lavato, vi siete vestiti, si sarà innamorato, ….);
  2. per costruire i tempi composti dei VERBI IMPERSONALI si usa l'ausiliare ESSERE (ad eccezione dei verbi che indicano le condizioni climatiche, che accettano l'impiego anche dell'ausiliare avere);
  3. nel caso di VERBI TRANSITIVI (quelli che possono essere seguiti dal complemento oggetto, cioè che rispondono alla domanda chi? Che cosa?) si usa sempre l'ausiliare AVERE (facciamo qualche esempio: io ho mangiato, egli avrà comprato, voi avete raccontato, …).

Per quanto concerne i VERBI INTRANSITIVI (ovvero quelli che non possono essere seguiti dal complemento oggetto) la situazione si fa più complicata, non esistendo delle regole specifiche a regolarne la costruzione. Per formare i tempi composti, quindi, la scelta dell'ausiliare giusto dipende dalle consuetudini d'uso (cosa che, molto spesso, può farci cadere in errore!).

Esistono, poi, molti verbi che reggono entrambi gli ausiliari. È il caso dei VERBI MODALI e di quelli che esprimono le CONDIZIONI ATMOSFERICHE che, come abbiamo detto, accettano sia ESSERE che AVERE. In questo senso, potrò dire sia abbiamo voluto partire, sia siamo voluti partire. Così come non commetterò un errore scegliendo tra le formule è piovuto ed ha piovuto (anche se è bene notare che, in questo caso, i puristi della grammatica italiana prediligono l'impiego dell'ausiliare essere!).

Infine dobbiamo ricordare il caso spinosissimo di quei verbi che, sì accettano indifferentemente essere o avere, ma solo assumendo un valore, e spesso anche un significato, diversi.

Di norma, possiamo dire che se un verbo vuole assumere un SIGNIFICATO INTRASITIVO (e quindi è legato ad un soggetto impersonale, inanimato, come ad esempio un oggetto) impiega l'ausiliare ESSERE.

Diversamente, un verbo con VALORE TRANSITIVO (che ha come soggetto un essere vivente, un animale e/o una persona) sarà accompagnato dall'ausiliare AVERE.

Simpatico è notare come alcuni verbi, rientranti in quest'ultima categoria, assumano diversi significati a seconda dell'ausiliare impiegato. Facciamo qualche esempio:

  • un uomo è annegato a pochi metri dalla riva oppure la ragazza ha annegato i suoi dispiaceri nell'alcool;
  • il concerto di domani è saltato a causa del mal tempo oppure quando i bambini avranno saltato, grideranno di gioia;
  • al concerto di Natale è seguito quello di Capodanno oppure gli alunni hanno seguito la maestra fino alla porta.

Insomma, è chiaro che la scelta dell'ausiliare corretto non sempre si rivela semplice. Ad ogni modo, possiamo aiutarci con le semplici regole a nostra disposizione e, se necessario, affidarci al buon senso. Il mio consiglio, in presenza di dubbi, è il seguente: verificate sempre sul dizionario e/o l'enciclopedia. Se nemmeno questi supporti sono in grado di darvi una risposta chiara ed attendibili, cercate di sostituire il verbo selezionato con un sinonimo. Perché non c'è cosa peggiore e più grave per uno scrittore dell'errore grammaticale!

LETTURE CONSIGLIATE
Per approfondire l'analisi dei verbi ausiliari, vi consiglio la lettura di questo articolo tratto dal sito web della Treccani, un'istituzione attendibile e rinomata in materia.
E ricordate: l'unico modo per apprendere le regole ed il loro funzionamento è applicarle. Per cui scrivete, scrivete, scrivete e vedrete che, con la pratica, le vostre capacità miglioreranno notevolmente!

E VOI, COSA NE PENSATE?
Abbiamo detto che per i verbi intransitivi non esistono regole precise circa la scelta dell'ausiliare. Vorrei provare a scrivere una lista di quelli che accettano l'ausiliare essere. Vi va di darmi una mano? Io inizio, voi potete continuare. 
 
andare, arrivare, bastare, cadere, costare, dipendere, …

Nessun commento:

Posta un commento

Caro lettore, commentando dichiari di aver letto e accettato la privacy policy di questo blog.

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.