Ecco
il post con cui inauguriamo la rubrica Pillole di Grammatica, una delle sezioni più importanti ed utili
di QuiCopy. Ogni redattore che si rispetti deve saper utilizzare bene
la lingua che impiega per comunicare, non solo dal punto di vista
stilistico. La grammatica, infatti, rappresenta un
prerequisito essenziale che va soddisfatto e curato.
Possederne
il controllo totale è il modo migliore per essere certi di produrre
contenuti efficaci e chiari. Ecco, allora, la ragione per cui nasce
questa rubrica: un tentativo di illustrare, secondo modalità
esplicative vicine alle metodologie didattiche tradizionali, i temi
chiave della grammatica
italiana, analizzandone anche le criticità.
Per
questo motivo, oggi cercheremo di capire come impiegare correttamente
i verbi ausiliari, due alleati preziosi della nostra lingua
che, spesso, sono causa di errori imperdonabili e dubbi
irrisolvibili.
Prima
di iniziare, è bene chiarire che la grammatica italiana comprende
due verbi ausiliari: essere ed avere. Come il loro nome
lascia intendere, essi vengono impiegati nella creazione dei tempi
composti dei verbi. Insomma, fungono da supporto proprio in quelle
costruzioni, come il passato prossimo o il congiuntivo imperfetto,
che diversamente non avrebbero significato compiuto.
Spesso,
a lingua italiana è disciplinata da semplici e chiare regole,
utilissime per comprenderne le dinamiche fondamentali (basti pensare
alla filastrocca “are, ere, ire l'h fan fuggire!”che ci
insegnavano alle elementari).
Nel
caso dei verbi ausiliari, però, esistono moltissime eccezioni
e casi particolari, da cui dipendono non poche difficoltà di
utilizzo.
Iniziamo
vedendo quali sono le 3 regole di base applicabili ai verbi
ausiliari.
- Per formare i tempi composti dei VERBI RIFLESSIVI si usa l'ausiliare ESSERE (quindi diremo: mi sono lavato, vi siete vestiti, si sarà innamorato, ….);
- per costruire i tempi composti dei VERBI IMPERSONALI si usa l'ausiliare ESSERE (ad eccezione dei verbi che indicano le condizioni climatiche, che accettano l'impiego anche dell'ausiliare avere);
- nel caso di VERBI TRANSITIVI (quelli che possono essere seguiti dal complemento oggetto, cioè che rispondono alla domanda chi? Che cosa?) si usa sempre l'ausiliare AVERE (facciamo qualche esempio: io ho mangiato, egli avrà comprato, voi avete raccontato, …).
Per
quanto concerne i VERBI INTRANSITIVI (ovvero quelli che non
possono essere seguiti dal complemento oggetto) la situazione si fa
più complicata, non esistendo delle regole specifiche a regolarne la
costruzione. Per formare i tempi composti, quindi, la scelta
dell'ausiliare giusto dipende dalle consuetudini d'uso (cosa che,
molto spesso, può farci cadere in errore!).
Esistono,
poi, molti verbi che reggono entrambi gli ausiliari. È il caso dei
VERBI MODALI e di quelli che esprimono le CONDIZIONI
ATMOSFERICHE che, come abbiamo detto, accettano sia ESSERE
che AVERE. In questo senso, potrò dire sia abbiamo voluto
partire, sia siamo voluti partire. Così come non commetterò un
errore scegliendo tra le formule è piovuto ed ha piovuto (anche se è
bene notare che, in questo caso, i puristi della grammatica italiana
prediligono l'impiego dell'ausiliare essere!).
Infine
dobbiamo ricordare il caso spinosissimo di quei verbi che, sì
accettano indifferentemente essere o avere, ma solo assumendo un
valore, e spesso anche un significato, diversi.
Di
norma, possiamo dire che se un verbo vuole assumere un SIGNIFICATO
INTRASITIVO (e quindi è legato ad un soggetto impersonale,
inanimato, come ad esempio un oggetto) impiega l'ausiliare ESSERE.
Diversamente,
un verbo con VALORE TRANSITIVO (che ha come soggetto un essere
vivente, un animale e/o una persona) sarà accompagnato
dall'ausiliare AVERE.
Simpatico
è notare come alcuni verbi, rientranti in quest'ultima categoria,
assumano diversi significati a seconda dell'ausiliare impiegato.
Facciamo qualche esempio:
- un uomo è annegato a pochi metri dalla riva oppure la ragazza ha annegato i suoi dispiaceri nell'alcool;
- il concerto di domani è saltato a causa del mal tempo oppure quando i bambini avranno saltato, grideranno di gioia;
- al concerto di Natale è seguito quello di Capodanno oppure gli alunni hanno seguito la maestra fino alla porta.
Insomma,
è chiaro che la scelta dell'ausiliare corretto non sempre si rivela
semplice. Ad ogni modo, possiamo aiutarci con le semplici regole a
nostra disposizione e, se necessario, affidarci al buon senso. Il mio
consiglio, in presenza di dubbi, è il seguente: verificate sempre
sul dizionario e/o l'enciclopedia. Se nemmeno questi supporti sono in
grado di darvi una risposta chiara ed attendibili, cercate di
sostituire il verbo selezionato con un sinonimo. Perché non c'è
cosa peggiore e più grave per uno scrittore dell'errore
grammaticale!
LETTURE
CONSIGLIATE
Per
approfondire l'analisi dei verbi ausiliari, vi consiglio la lettura
di questo articolo tratto dal sito web della Treccani, un'istituzione
attendibile e rinomata in materia.
E
ricordate: l'unico modo per apprendere le regole ed il loro
funzionamento è applicarle. Per cui scrivete, scrivete, scrivete e
vedrete che, con la pratica, le vostre capacità miglioreranno
notevolmente!
E
VOI, COSA NE PENSATE?
Abbiamo
detto che per i verbi intransitivi non esistono regole precise circa
la scelta dell'ausiliare. Vorrei provare a scrivere una lista di
quelli che accettano l'ausiliare essere. Vi va di darmi una mano? Io
inizio, voi potete continuare.
andare,
arrivare, bastare, cadere, costare, dipendere, …
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