Un guest
post di Alessandro Madeddu
Cercherò
di fare il serio una volta tanto, visto che non sono a casa mia, ma
sono ospite di Cristiana che mi dà spazio sul suo blog. Non posso
assicurare che ci riuscirò.
Scrivo
questo post per mettere insieme alcune osservazioni di lettura. Io
leggo tutto: articoli dei giornali, post dei blogger, commenti –
adoro le flame war – e post sui social network. E una delle cose
che attira di più la mia attenzione è l'uso della punteggiatura.
I motivi sono presto detti: è vero, come scrisse Leopardi, che una
virgola ben messa dà luce a tutto un periodo; è vero che io, in
fatto di punteggiatura, sono uno schizzinoso tremendo. Da qui l'idea
di rifilare a Cristiana un mio post sulla punteggiatura
dell'italiano nell'epoca della rete.
L'italiano come lingua di massa: un po' di storia
Il padre
della lingua italiana è Dante Alighieri. Evito di raccontarvi la
solita solfa sul prestigio intellettuale del volgare fiorentino, sul
Bembo, e via dicendo. Sono cose che sapete. Salto direttamente
all'italiano come lingua massificata. Cioè a noi, o meglio, a noi
nell'Ottocento.
Quando
il Belpaese venne unito in pochi leggevano e scrivevano. Ancora
di meno erano coloro che sapevano scrivere con una certa perizia. La
stragrande maggioranza della popolazione non sapeva distinguere una
lettera dall'altra. Quanti dei nuovi Italiani parlavano
correntemente l'italiano? Pochi. Le lingue locali – che ci
ostiniamo a chiamare dialetti – la facevano da padrone.
Decenni
di istruzione forzata e di bacchettate sulle mani non ottennero
molto. Si dovette aspettare la TV, che in pochi anni operò il
“grande balzo”. Se il padre della lingua italiana è Dante, il
padre dell'Italiano parlato di massa è Mike Bongiorno. E a
questo punto arriviamo noi altri, Italiani di questo millennio
straccione e stracciato. Chi è il padre dell'italiano scritto di
massa?
Facile,
è il web. Anche se è d'obbligo riconoscere che ha avuto, oltre
a un padre, un fratello maggiore: il messaggino del cellulare, di cui
a breve si celebreranno le esequie. Per la prima volta nella storia
dell'italiano tutti sono costretti a scrivere se vogliono
comunicare. La rete veicola principalmente contenuti scritti.
Google valuta la scrittura (o questo è quello che sostiene). Sui
social network si scrive, nelle chat si scrive, sui blog poi si
scrive in misura patologica.
Non era
mai successa una cosa del genere. È veramente l'alba di una nuova
era, l'era dell'italiano digitale massificato.
L'italiano digitale massificato
Vi chiedo
di scusarmi per questa lunga introduzione. Ora mi avvicino al
nocciolo del post, la punteggiatura. La domanda è questa: dove
va la punteggiatura dell'italiano scritto, ora che l'italiano
scritto non è soltanto quello dei libri e dei giornali? Perché
scrivere in italiano implica l'uso della punteggiatura, pena
l'inintelligibilità. O no?
Un'avvertenza:
non sono uno di quei puristi fanatici che pretendono che si dica
guiderdone al posto di stipendio. La punteggiatura cambia, come
altri elementi di una lingua. Da avido lettore di romanzi e
racconti dell'Ottocento – ché si trovano gratis in formato
elettronico – noto sempre in questi libri una sovrabbondanza di
virgole, in misura tale che una virgola su tre mi rimane sullo
stomaco. Libri scritti da scrittori competenti: quelle virgole che
all'epoca erano necessarie oggi sono di troppo.
Torno al
punto: italiano, massa, e punteggiatura. Quali sono le
caratteristiche dell'italiano di massa che si scrive sulla rete? La
rete cambia l'italiano scritto? Domande alle quali di certo non
sarò io a dare una risposta – tanto più che sono scienziato
sociale e non linguista – ma vorrei lo stesso esporre qualche idea
sull'argomento.
Gli italiani che scrivono in massa
Per prima
cosa credo che si debbano identificare gli scriventi dell'italiano
massificato. Il primo che dice “il popolo del web” si prende
un colpo di zappa sui denti. Il popolo, la ggente, i cittadini - sono
espressioni che non significano nulla. Se proprio vogliamo concedere
loro qualcosa, allora il popolo è quello che va ad ascoltare gli
oratori nel Foro: “Quiriti, Romani, concittadini...”
Siamo in
tanti in questo paese, anche se sembriamo pochi in prospettiva
globale. Ma 60 milioni di persone non sono bruscolini. E questa massa
di uomini e donne di varia estrazione, istruzione ed età non è
tutta uguale. Non siamo tutti uguali nemmeno sul web, con
buona pace della democrazia diretta della rete.
Sul web
come altrove c'è chi esprime ciò che pensa con un vocabolario di
cento parole, e chi padroneggia discipline scientifiche e il relativo
linguaggio tecnico. Ma soprattutto c'è chi ha iniziato a
esprimersi in forma scritta sulla carta, e chi invece ha iniziato
sulla rete. Penso che questo sia un punto molto importante, ma
che può essere facilmente equivocato. Non intendo distinguere fra
anziani e giovani. Sarebbe uno scivolone da manuale. Secondo me
quello che fa la differenza, ciò che divide in due la popolazione
degli scriventi dell'italiano massificato, sono lo spaziotempo e la
funzione: il luogo, il momento e gli obiettivi che perseguivano
quando hanno iniziato a scrivere.
Tutti,
dal bambino che oggi ha sei anni e inizia a tracciare le lettere sul
quaderno, all'anziano signore che maledice l'INPS, tutti abbiamo
imparato la scrittura con carta e penna. Ma non tutti abbiamo
fatto della scrittura una forma di espressione privilegiata, né
abbiamo usato la scrittura per lavoro.
Molte
capacità si atrofizzano alla svelta se non vengono esercitate.
Pensate a come diventa sconnessa la vostra calligrafia se non usate
la penna per qualche settimana. Ma soprattutto pensate a quanti
analfabeti funzionali girano per il paese: persone che hanno
frequentato la scuola dell'obbligo, diplomati, a volte anche
laureati, che sanno leggere, ma non capiscono quello che hanno letto.
Forse è così anche per la scrittura. Tutti impariamo a scrivere,
ma non tutti scriviamo. Molti scrivono solo se costretti, cioè a
scuola. Scrivono il tema. L'ultimo tema che scrivono è quello
dell'esame di maturità. E lì smettono, la scrittura diventa per
loro inutile, perché sul lavoro non scrivono e quando tornano a casa
non hanno un romanzo nel cassetto al quale lavorare.
Un
tempo scrivere non era necessario, oggi lo è. Il web è
principalmente scrittura. L'intera socialità della rete è
veicolata dalla scrittura. Si scrive, e quindi si usa la
punteggiatura, che della scrittura è il contrappunto. O la sorella
zitella. La punteggiatura è a guardia del web, a dividere in due
noi che lo usiamo, e ciò che produciamo – sulla falsariga di ciò
che dicevo poco fa.
Da una
parte coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere (beati
loro), o un piacere. Come molti blogger. I blogger italiani scrivono
bene, non si può negare. Scrivono bene e migliorano continuamente.
La loro punteggiatura? La quintessenza della razionalità, una
punteggiatura precisa, in elegante economia di forze. Cosa la
distingue dalla punteggiatura di un romanzo?
Si
potrebbe dire che non hanno niente di diverso. Ci sono dei blogger
che scrivono come Gogol', con frasi lunghe una pagina. Ma non sono
molti. E sono sempre di meno.
La punteggiatura del blogger
Dei due
gruppi - il secondo ve lo svelo più tardi – il primo di cui parlo
è appunto quello dei “professionisti” della scrittura, o
autonominati tali. Il gruppo di coloro che scrivono e sulla
scrittura riflettono.
Scrivere
sul web significa scrivere per chi legge sul web. Ebbene, pare che
il lettore della rete sia sommamente distratto. Anzi, è il
distratto per definizione: passa sul vostro blog, ma intanto deve
controllare i follower di twitter, vedere gli aggiornamenti di status
di facebook di una tipa che gli piace, e seguire il video che sta
guardando su un sito zozzo moldavo, perché non vuole perdersi il
momento clou.
Da questo
il blogger deriva una serie di accorgimenti per inchiodare questo
lettore, che altrimenti sarebbe sempre attento ad altro. Da qui la
sintassi e la punteggiatura del blogger che ne sa. Ricordo a tutti
che il blogger che ne sa è l'elemento di punta del lato “senziente”
dell'italiano digitale massificato. Espongo il tutto tramite un
elenco puntato, ché tutti i blogger che ne sanno lo usano, specie
quelli alla moda:
- Il blogger che ne sa rispetta la regola aurea delle tre virgole: se stai per battere la terza virgola, fermati e riflettici un attimo. Forse è il caso di mettere direttamente un punto. Vorrai mica narcotizzare il lettore con una frase meno che elementare? Provaci soltanto, e quello sarà di nuovo sul sito moldavo a guardare le cosacce.
- Per il blogger che ne sa i due punti (“:” per chi non se li ricordasse) servono solo per introdurre un elenco puntato. E anche lì non sono necessari, il punto è bastevole e d'avanzo. In certe zone del web italico i due punti sono diventati argomento da criptozoologia, come il mostro di Loch Ness o il Mokele Mbembe.
- Il blogger che ne sa ha partecipato da poco a una cerimonia commovente: il prete, i fiori, gli amici, la vedova inconsolabile. Era morto il punto e virgola.
Come
vedete dalla mia punteggiatura, e da tante altre cose, io sono un
blogger che non ne sa. Ma anche io sono rimasto molto addolorato
dalla scomparsa del punto e virgola, al quale ero legato da
affettuosa amicizia.
La punteggiatura social: lo scrivente digitale obbligato
C'è il
lato senziente e c'è il lato naif, l'altra faccia della medaglia
della rete in lingua italiana. Il lato nascosto della Luna, coloro
che non scrivevano prima dell'avvento di Facebook. Quelli che al
massimo scrivevano gli SMS.
Sono gli
uomini e le donne che stanno su internet per sfogare il loro
risentimento contro il destino cinico e baro, verso il sistema, il
Nuovo Ordine Mondiale, i Rettiliani, le Poste. Sono i commentatori
seriali di articoli di giornali schierati dall'altra parte, gli
spammatori, gli esperti del copia-incolla, spesso affetti dalla
sindrome del caps-lock. Sono quelli che hanno corteggiato la brunetta
della 2a D con SMS tipo TVUNMD. Sono quelle che hanno aperto un
account su twitter per farneticare su Justin Bieber.
Sono
loro a scrivere il vero italiano digitale massificato. Non fosse
altro per il motivo che sono loro a costituire la massa. Sono la
massa di coloro che dopo il tema a scuola non hanno più scritto
niente a parte la firma. E che avrebbero continuato felicemente
così, se non fosse arrivato Facebook, dove il post vocale non è
ancora abilitato. E sarebbe ancora meglio il post video, così ogni
ragazzina potrebbe salutare e baciare gli amici riprendendosi
dall'alto mentre sfodera occhioni e scollatura.
La loro è
la punteggiatura del futuro, perché essi sono legione: la legione
degli scriventi digitali obbligati, l'armata di coloro che di
scrivere avrebbero fatto volentieri a meno. È a loro, che invadono
così pervicacemente il pianeta, o almeno la rete italiana, che
dedico questo post. E dedico loro il secondo e ultimo elenco puntato,
con il quale faccio finta ancora una volta di essere un blogger che
ne sa. Ecco la punteggiatura dello scrivente digitale obbligato:
- Lo scrivente digitale obbligato soffre di un disturbo convulsivo. Questo disturbo fa sì che non possa mai battere un unico punto esclamativo sulla tastiera. Ogni affermazione viene resa perentoria e isterica da una sfilza di punti esclamativi. Spesso la serie è infarcita di numeri 1. Questo prova che il disturbo all'origine del fenomeno è di natura neurologica, e impedisce l'uso corretto del tasto SHIFT.
- Lo scrivente digitale obbligato non è andato al funerale del punto e virgola. Ma non è lui l'assassino. Proprio non lo ha mai sentito nominare. Si dice che alcuni lo abbiano visto sul sussidiario delle elementari, ma che lo abbiano scambiato per un deplorevole errore di stampa.
- I due punti sono dei segni speciali che si usano sui formulari dell'amministrazione pubblica.
- Il punto interrogativo si trova in un limbo. È mia personale opinione che sia a rischio di estinzione in tutti gli ambienti diversi da una chat. Tolta l'occasione di scrivere a cuccioladolce96 la classica domanda, “da dv dgt?”, il punto di domanda diventerà rapidamente un pezzo d'antiquariato. Perché l'italiano digitale massificato non avrà spazio per le domande, così come non ne avrà per il dubbio. Quando si farà una domanda, sarà una domanda retorica. Il povero punto di domanda verrà sostituito da una brigata di punti esclamativi. Es: ki ti paga, Abberzano!!!1!1!!!
- Anche il punto è a rischio di estinzione. Il segno di punteggiatura dominante dello scrivente digitale obbligato sono i puntini di sospensione... Non si chiuderà più una frase che una nel nuovo italiano massificato. Perché si sarà sempre pronti a riprendere un discorso, sopratutto per litigare.
- “Ne danno il triste annuncio...” Non immaginerete mai chi è morto. A passare a miglior vita sarà la virgola. Anche lei diventerà inutile. Lo scrivente digitale obbligato non avrà bisogno della virgola. La virgola muore già oggi, anche lei soppiantata dal superpredatore invasivo e opportunista: i puntini di sospensione......
I
puntini regola tipografica sarebbero tre, ma stanno diventando più
numerosi: abundandum in abundantiam, come disse Totò. E,
supportato dall'alta sua autorità, vi lascio a riflettere se sia il
caso di continuare a scrivere. O se sia il caso di prendermi sul
serio. In ogni caso vi consiglio la lettura dei commenti agli
articoli dei giornali, specie quelli locali. Troverete di che fare
osservazioni grammaticali, sintattiche e anche sociologiche molto
profonde. Poi ditemi che ne pensate di questo italiano scritto e dei
suoi scriventi.
Il guest blogger
Alessandro
Madeddu è uno dei tanti esponenti di quella che il prof. Mario
Monti definì con felice espressione una generazione perduta. I suoi
studi sono serviti solo a procurargli la miopia. Ai colloqui di
lavoro è sempre stato convocato solo per errore. Al momento valuta
le proposte di narrativa per Edizioni
Epoké, un'editrice di ebook che un gruppo di amici ed ex
colleghi sta costruendo.
Potete
andarlo a trovare sul suo blog, Cronache
dei disadattati, dove sarà felice di mostrarvi la sua collezione
di cose, idee e persone dimenticate. Se un estraneo gli chiedesse che
lavoro fa, risponderebbe che fa l'antiquario.
Credo che non sia il web che sta rovinando l'italiano, ma gli ignoranti che lo frequentano. Il web è solo un mezzo. Non so cosa si insegni oggi a scuola o cosa imparino gli studenti, ma trovo incomprensibile che non si conoscano le regole basilari della grammatica e della punteggiatura.
RispondiEliminaForse bisognerebbe istituire una specie di diploma per l'uso del web: se dimostri di conoscere bene la tua lingua puoi accedere e scrivere, altrimenti fai da spettatore. Ma sarebbe esagerato.
Tanto varrebbe fucilarli subito all'uscita della scuola! Ma mi rendo conto che sarebbe crudele - sarebbe più pietoso fucilarli prima dell'ingresso, almeno si risparmierebbe loro quella sofferenza che è la scuola dell'obbligo.
EliminaIo, che sono notoriamente una bestia, mi limito a pensare che non si può impedire alla gente di scrivere male nella stessa misura in cui non le si può impedire di parlare male. Contenti loro, contenti tutti :)
Sì, hai ragione sul contenti loro, il problema, però, è che quegli errori sono virali, capisci? Lo leggi su internet e allora significa che è giusto che si scrive così.
EliminaE che si fa?
EliminaLa gogna :D
EliminaPotrebbe essere un'idea... beh, una gogna intelligente, intendo.
Sei veramente un sadico!
EliminaSono convinto che l'idea ti stuzzichi :D
EliminaGrazie Alessandro, sono venuta anche io a molti funerali per l'estremo saluto ai vari elementi della punteggiatura :)
RispondiEliminaPosto che sicuramente sul web sarebbe assurdo scrivere come nell'ottocento, è doveroso che la "massa" (detto non in senso deteriore) impari quantomeno le regole della sintassi. Non è solo una questione formale. Se non utilizziamo tutti gli elementi del codice del linguaggio, non raggiungiamo l'efficacia della comunicazione.
In un'epoca dove, come dici tu, è impossibile non scrivere e non produrre contenuti, il valore è anche determinato dalla forma, quindi anche dall'utilizzo corretto della punteggiatura. Mi ha molto divertita il tuo post :) e sono assolutamente d'accordo con quello che scrivi.
In effetti m'era parso di vederti alle esequie del punto e virgola.
EliminaCerto, chi utilizza male la lingua scritta viene capito poco - e in genere è lui il primo a capire poco di quello che legge. Ma il punto è proprio questo: ne avrà veramente bisogno? Perché se non ne avrà bisogno, la scrittura rimarrà esattamente quella che è. Se mancano i fattori di pressione selettiva, l'evoluzione si ferma! :)
Una nota a margine. Qualche settimana fa sentivo di un'intervista durante la quale mr Bezos, AD di Amazon, ha detto che per chi sa scrivere bene ci sarà sempre lavoro. E ho pensato: "Ragazzo mio, come si vede che non vivi in Italia!" :D
Caro Alessandro, mi unisco al tuo cordoglio per la perdita del punto e virgola. Do ripetizioni di Italiano e Altre Materie Variamente Ritenute Inutili a un gruppo di ragazzini sedicenni, e ho dovuto spiegare loro cos'è e come si usa un punto e virgola, e mi sentivo un Alberto Angela, solo con meno santi in paradiso, che parla di dinosauri su Quark. Un problema è che i sedicenni sono scriventi digitali "madrepenna", e il tema scolastico paga un fio vertiginosamente alto, una paratassi deprimente, frasi brevissime che alcune volte finiscono con "etc. etc. ..." (sic.). Il problema è che per loro, così è più chiaro. Se non possono fare un esempio ("tipo come quando... no, cioè, hai capito?") preferiscono affidare tutto all'amorevole cura dei puntini di sospensione, che prontamente eutanasizzeranno ogni tipo di complessità. Ho notato però una particolarità nell'uso della virgola: segna ogni interruzione del loro flusso di pensiero, sottolinea ogni volta in cui cercano un termine da impiegare, o cerca di mimare le intonazioni enfatiche del parlato. Quindi finisce inevitabilmente tra il soggetto e il verbo tipo "la guerra, è una piaga della società", da leggersi -tra parentesi tutti i sottintesi- " (guarda che) la guerra (quella sì che) è (proprio) una piaga della società (!!1!)". O meglio, così me l'hanno spiegata loro, mentre io non mi capacitavo e volevo un po' morire. Comunque ottima analisi.
RispondiEliminaCara Silvia, ragazzini di sedici anni? non ti invidio. Spero almeno che i loro genitori paghino adeguatamente per la tua pazienza!
EliminaQuesta osservazione che fai sulla virgola mi interessa assai. Potrebbe essere il risultato dell'istruzione elementare? Ho spesso notato che si tende a dire ai bambini che la virgola serve a riprendere fiato quando si legge. Altrimenti la gente soffocherebbe - prima dell'invenzione della virgola questa sì che era una piaga della società. Soffocamento da lettura ad alta voce, la strage dimenticata :D
Magari si tirano dietro finché campano questa piaga della virgola con compiti pneumatici. Questo spiegherebbe quell'atrocità, sempre più diffusa, della virgola che scende dal cielo a separare il soggetto dal verbo.
Probabilmente si, anche se la regola pneumatica del "quando leggi una frase ad alta voce e il fiato finisce prima del punto finale, probabilmente è troppo lunga" è sempre buona. Anche se non si applica ai Grandi Paratattici Contemporanei.
EliminaNon so se è un virus che inoculano alle elementari, o se è solo figlio del menefreghismo imperante, perchè tanto si capisce, no? Cioè, tipo, mi sono spiegato?
In realtà questa interpretazione della necessità di respirare durante la lettura perchè non sia un'attività incompatibile con la biologia umana trova una clamorosa sconferma nel fatto che questi ragazzini, quando leggono ad alta voce, sembrano un ibrido perverso tra il simulatore vocale e gli annunciatori dei treni, le intonazioni sono sparse casualmente e, quando va bene, leggono Ungaretti come la lista della spesa. La virgola è inutile, quindi, probabilmente, non fa differenza dove e quante se ne mettono.
Tanto vale, maledetta virgola che vaghi a caso, sostituirti con i puntini di sospensione...
EliminaIo credo che dipenda anche dal contesto e dall'interlocutore che hai davanti. Se scrivi un qualcosa di formale rivolgendoti a qualcuno che ricopre un certo status, l'italiano corretto è d'obbligo. Ma quando scrivi su un tuo blog o su un social network, a seconda del destinatario, ci può anche stare un "abuso" di punteggiatura. Io quando mi rivolgo a miei compaesani in toni informali scrivo anche in dialetto.
RispondiEliminaNon metto in dubbio che scambiare due parole su facebook non sia necessario usare il punto e virgola :) quello che temo è che chi scrive sostituendo i puntini di sospensione a tutti gli altri segni lo faccia perché non ha idea di come si usa la punteggiatura dell'italiano, indipendentemente dal fatto che stia scrivendo a noi due su facebook, o commentando i nostri blog. A me arrivavano mail di perfetti sconosciuti che usavano i puntini di sospensione come equivalente universale :)
EliminaAh su questo hai perfettamente ragione. Ti dico solo che ho visto delle persone, che un domani dovrebbero insegnare la grammatica a mio figlio, non soltanto non saper usare la punteggiature ma...che Dio ci salvi!
EliminaNon stento a crederlo! Che Dio ci possa salvare da loro invece lo dubito - confido però che a giochi fatti li spedisca tutti all'inferno! :D
EliminaBellissimo post, davvero!
RispondiEliminaIo credo fermamente che l'italiano sia una lingua troppo bella per continuare a perire un pezzetto per volta.
L'italiano fa quello che può. E anche noi, temo :)
Elimina"Torno al punto: italiano, massa, e punteggiatura."
RispondiEliminaogni tanto le virgole scappano a tutti
:)
Per non parlare di quando scappano da sole e bisogna rincorrerle per il cortile! Quella sì che è una gran rogna.
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